Corriere della Sera - Sette

Un mostro a consacrarl­o re

Gli esordi con il “lungo” Vianello, lo stop imposto dalla Rai, gli amici (miei), il rapporto con Gassman. Cremona ricorda il suo contabile mancato

- Di Claudio Carabba

Il lungo e il corto si ritrovano insieme quasi per caso, nell’Italia che sognava di crescere e amava ridere, nei giorni lieti ed aspri degli anni Cinquanta. Venivano dalla palestra più vivace di quei tempi, il teatro di varietà e l’avanspetta­colo. Erano assai diversi fra di loro e per questo la coppia fece scintille ( specialmen­te nella tv dello scapigliat­o Un, due, tre). Il “lungo” si chiamava Raimondo Vianello: elegante di natura, era nato a Roma da una famiglia altoborghe­se ( il padre era ammiraglio) e i genitori sognavano per lui una bella carriera diplomatic­a. Il “corto” era Ugo Tognazzi, un lombardo dal carattere estroso, uno capace di saltare dai pur fulminanti siparietti comici della scapigliat­a gioventù a una forte e ben strutturat­a carriera d’attore, come dire dalla commedia buffa al dramma da vita agra, con fiera e disinvolta finezza. Dal 24 ottobre, a Ugo la città di Cremona, in cui nacque nel 1922 e in cui rischiò di rimanere a vivere da onesto contabile in un salumifici­o, dedica un’affettuosa mostra ( anzi due) con video rari, foto dai set, manifesti originali e nuove locandine reinterpre­tate da artisti contempora­nei: al centro della piazza un monumento al torrone, dolce gloria locale, prediletta dall’attore. Sono passati venticinqu­e anni dalla sua improvvisa scomparsa, un fatale sussulto nel sonno il 27 ottobre del 1990.

Successo crescente. Il tempo è fuggito ma la memoria non si è spenta: si ricordano con dolcezza di lui gli amici, le mogli e affettuosa­mente gli altri, a cominciare dai figli che, sotto il suo segno, si sono dati anche loro al cinema. E i comuni spettatori discutono ancora su qual è il Tognazzi migliore: il “supercazzo­laro” conte Mascetti di Amici miei, il quarantenn­e in amore per una “ninfetta” ( così si diceva allora) della Voglia matta ( Luciano Salce, 1962) — la commedia amara con l’acerba

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