Corriere della Sera - Sette

Si può tradurre un sorriso nella lingua dei segni?

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Sì, e l’ha dimostrato una specie di Zelig svizzero andato in scena a Bellinzona Uno spettacolo cabarettis­tico, uno Zelig svizzero, tradotto in lingua dei segni ( Lis)? Sì può. L’ha dimostrato l’esperiment­o che si è svolto sabato 10 ottobre al Teatro Sociale di Bellinzona, nell’ambito della Special Cup & Art, rassegna dedicata all’integrazio­ne dei disabili nello sport e nelle attività artistiche nel Canton Ticino. A presentare i cabarettis­ti, Laura Sciuchetti, 20enne non udente di Agno ( Svizzera): « In casa siamo tutti sordi. È una questione genetica » . L’intento del progetto ha dichiarato la ragazza al locale Ticino online era quello di « dimostrare che certe cose sono accessibil­i anche ai sordi. Per le interpreti la vera sfida

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