L’Italia si fa grande a Londra
Il moderno “tira” e attira, ma sono i talenti di oggi a convincere fuori dai confini. Intanto da noi c’è bisogno di più musei
Cronache italiane dalla fiera londinese di Frieze e Frieze Masters. Ci sono momenti dell’anno in cui si può verificare lo stato di salute della nostra arte sul mercato internazionale. Nella capitale inglese va davvero tutto a gonfie vele, soprattutto per il moderno, esposto a Masters. Dominique Lévy annuncia per la sua galleria londinese ( altre sedi a Ginevra e New York) una monografica di Castellani ( dal 16/ 02/ 2016), già valorizzato nello stand insieme ai “bianchi” di Fontana, Manzoni, Castellani, che restano la trinità di questo settore del moderno. E lo vediamo bene poco più in là da Tornabuoni che in fiera omaggia Castellani ( presentandoci lavori storici dai colori decisamente inusuali, quali il ruggine o il petrolio) e in galleria solo Fontana ( opere con lunghi riferimenti bibliografici alle spalle) compresa una rara Fine di Dio. La Galleria Continua di San Gimignano festeggia quest’anno i suoi 25 anni e lo farà nella sua roccaforte con una mostra di soli contemporanei. Nel proporre a Londra Michelangelo Pistoletto c’immerge nel processo creativo che ha caratterizzato la sua opera, vediamo il lento distaccarsi dal figurativo pittorico a favore dell’immagine fotografica trasportata su specchio o acciaio ( sua cifra distintiva) che fa entrare l’osservatore dentro al quadro. Fuori e dentro la fiera, l’arte italiana tiene ancora banco sia da Luxembourg& Dayan ( con Boetti), che dall’italiana Repetto che vira su Getulio Alviani ( classe 1939), una nuova ispirazione per i collezionisti internazionali, e ancora sottoquotato rispetto agli altri mostri sacri ( prezzi dagli 80 ai 120 mila euro). Tutto questo “movimento” internazionale rispecchia il lavoro pluridecennale fatto dai galleristi italiani malgrado un sistema Paese che ha investito solo marginalmente, che anco-