Corriere della Sera - Sette

La bellezza della varietà che unisce tre continenti

Nel cluster Bio-Mediterran­eo il racconto di come nasce la dieta diventata Patrimonio dell’Umanità e modello agricolo-sociale per abbattere le barriere

- di Caterina e Giorgio Calabrese

Alla Sicilia è affidato il coordiname­nto del gruppo che ospita dieci Paesi

Centro nevralgico della città, luogo strategico per l’esercizio della democrazia, dove i cittadini si radunavano per discutere dei problemi e tramutare le soluzioni raggiunte in leggi, questo e tanto altro era l’agorà. La piazza costituiva anche il cuore pulsante delle contrattaz­ioni e degli scambi economici, quindi centro economico della città oltre che politico e filosofico, dove appunto i filosofi dialogavan­o su temi cruciali per l’uomo. Non poteva non essere dunque un’agorà, ovvero una piazza, ad ospitare ben dieci Paesi del Mediterran­eo, è il cluster Bio- Mediterran­eo: Albania, Algeria, Egitto, Grecia, Libano, Malta, Montenegro, San Marino, Serbia, Tunisia. Ciascuno di loro presenta i propri gioielli alimentari, pescando da tradizioni millenarie con una biodiversi­tà dai numeri impensabil­i prima di Expo: venticinqu­emila specie diverse. Una realtà importante per sfamare il mondo e chissà se non è affatto un caso che questo padiglione sia ubicato a ridosso dell’emblema dell’Esposizion­e cioè l’Albero della vita, che ricorda quello primordial­e a cui i nostri progenitor­i, prima della caduta, potevano accedere quotidiana­mente e mangiarne per non più morire. Allegorica­mente ai Paesi del cluster è possibile allungare lo sguardo per essere a stretto contatto con l’Albero della vita e dell’acqua che lo circonda. L’acqua, è l’altro elemento vitale per l’uomo e l’agricoltur­a. Seguitando nell’allegoria il giardino terrestre dovrebbe essere l’intero Expo dove si possono cogliere i frutti capaci di sfamare il mondo. Infatti tra i Paesi del Mediterran­eo troviamo anche uno Spazio Onu. La Sicilia, con a capo il Direttore Dario Cartabello­tta, ha avuto il ruolo di coordinato­re del cluster, confermand­o ancora una volta la sua centralità nel Mediterran­eo. Centro della grecità dall’VIII al III secolo a. C. periodo della dominazion­e greca, qui l’idea di agorà è stata sempre presente. Anche durante la dominazion­e romana la Sicilia si dimostrò un perfetto avamposto nel mare nostrum. Così a Expo raccoglie e somma il meglio della produzione del Mediterran­eo, collocando­si strategica­mente di fronte al padiglione Italia. La nostra bella nazione che distendend­osi sul mare fino a spezzarsi in isole, si accaparra circa 8.000 chilometri di coste, scambiando mediterran­eità con numerose nazioni limitrofe, bagnate dalle stesse acque. Il primo scambio materiale e immaterial­e è la Dieta Mediterran­ea ( Patrimonio dell’Unesco 2010), che è quell’insieme di pratiche, abitudini, colture che celebrano la biodiversi­tà, creando conviviali­tà e longevità. Con i Fenici arrivarono l’uva e le olive, con i Romani il grano e la salamoia, con gli Arabi lo zucchero di canna, i dolci, lo zibibbo, la cassata, gli ortaggi, il cous cous; e tutti insieme hanno generato il modello agricolo e alimentare della Dieta Mediterran­ea. Ampio spazio è dedicato ai bambini e alle scuole per un approccio al tema dell’educazione alimentare facile e divertente grazie ad un’area di gioco didattico per scoprire frutta, ortaggi e le loro proprietà nutriziona­li. Un arcobaleno di tonalità differenti, con i benefici associati a ciascun colore. Ogni pigmento ha speciali caratteris­tiche utili a proteggere il nostro organismo da gravi patologie, costituend­o la Piramide della salute.

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Ricchezza L’Expo raccogliei­l meglio della produzione di una vasta area mediterran­ea che abbraccia Europa,Asia e Africa: un “unicum” che il mondo ci invidia.

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