La bellezza della varietà che unisce tre continenti
Nel cluster Bio-Mediterraneo il racconto di come nasce la dieta diventata Patrimonio dell’Umanità e modello agricolo-sociale per abbattere le barriere
Alla Sicilia è affidato il coordinamento del gruppo che ospita dieci Paesi
Centro nevralgico della città, luogo strategico per l’esercizio della democrazia, dove i cittadini si radunavano per discutere dei problemi e tramutare le soluzioni raggiunte in leggi, questo e tanto altro era l’agorà. La piazza costituiva anche il cuore pulsante delle contrattazioni e degli scambi economici, quindi centro economico della città oltre che politico e filosofico, dove appunto i filosofi dialogavano su temi cruciali per l’uomo. Non poteva non essere dunque un’agorà, ovvero una piazza, ad ospitare ben dieci Paesi del Mediterraneo, è il cluster Bio- Mediterraneo: Albania, Algeria, Egitto, Grecia, Libano, Malta, Montenegro, San Marino, Serbia, Tunisia. Ciascuno di loro presenta i propri gioielli alimentari, pescando da tradizioni millenarie con una biodiversità dai numeri impensabili prima di Expo: venticinquemila specie diverse. Una realtà importante per sfamare il mondo e chissà se non è affatto un caso che questo padiglione sia ubicato a ridosso dell’emblema dell’Esposizione cioè l’Albero della vita, che ricorda quello primordiale a cui i nostri progenitori, prima della caduta, potevano accedere quotidianamente e mangiarne per non più morire. Allegoricamente ai Paesi del cluster è possibile allungare lo sguardo per essere a stretto contatto con l’Albero della vita e dell’acqua che lo circonda. L’acqua, è l’altro elemento vitale per l’uomo e l’agricoltura. Seguitando nell’allegoria il giardino terrestre dovrebbe essere l’intero Expo dove si possono cogliere i frutti capaci di sfamare il mondo. Infatti tra i Paesi del Mediterraneo troviamo anche uno Spazio Onu. La Sicilia, con a capo il Direttore Dario Cartabellotta, ha avuto il ruolo di coordinatore del cluster, confermando ancora una volta la sua centralità nel Mediterraneo. Centro della grecità dall’VIII al III secolo a. C. periodo della dominazione greca, qui l’idea di agorà è stata sempre presente. Anche durante la dominazione romana la Sicilia si dimostrò un perfetto avamposto nel mare nostrum. Così a Expo raccoglie e somma il meglio della produzione del Mediterraneo, collocandosi strategicamente di fronte al padiglione Italia. La nostra bella nazione che distendendosi sul mare fino a spezzarsi in isole, si accaparra circa 8.000 chilometri di coste, scambiando mediterraneità con numerose nazioni limitrofe, bagnate dalle stesse acque. Il primo scambio materiale e immateriale è la Dieta Mediterranea ( Patrimonio dell’Unesco 2010), che è quell’insieme di pratiche, abitudini, colture che celebrano la biodiversità, creando convivialità e longevità. Con i Fenici arrivarono l’uva e le olive, con i Romani il grano e la salamoia, con gli Arabi lo zucchero di canna, i dolci, lo zibibbo, la cassata, gli ortaggi, il cous cous; e tutti insieme hanno generato il modello agricolo e alimentare della Dieta Mediterranea. Ampio spazio è dedicato ai bambini e alle scuole per un approccio al tema dell’educazione alimentare facile e divertente grazie ad un’area di gioco didattico per scoprire frutta, ortaggi e le loro proprietà nutrizionali. Un arcobaleno di tonalità differenti, con i benefici associati a ciascun colore. Ogni pigmento ha speciali caratteristiche utili a proteggere il nostro organismo da gravi patologie, costituendo la Piramide della salute.