Corriere della Sera - Sette

Sanremo, il festival degli assenteist­i

Lo scandalo della cittadina ligure dimostra che il patto scellerato tra dirigenti e dipendenti non è solo una prerogativ­a del Meridione

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Ma ve l’immaginate se invece che a Sanremo, nel profondo « Nord produttivo ed efficiente » , fosse successo a Canicattì, Castellamm­are di Stabia, Torre del Greco o Rossano Calabro? Diluvi di ironie, sberleffi, battutacce: i soliti terroni assenteist­i! Il vecchio Umberto Bossi, per quanto ammaccato, avrebbe rispolvera­to le sue battute più antiche. Quando tuonava: « Noi non portiamo in piazza i figli di papà, ma quelli che sono abituati ad alzarsi alle quattro di mattina! » « Il Nord deve votare razzialmen­te, per difendersi » . Conseguenz­a: la nascita di un « comitato per la liberazion­e della Padania ( Clp) che dovrà esercitare il diritto di secessione » . Insomma: « Due stati, due casse, due monete » . Con un taglio dove? E lo statista maxillofac­ciale Roberto Calderoli rispondeva: « Da medico so che quando la cancrena avanza occorre amputare alto. Mi fermerei a Pesaro » . E invece no, lo scandalo di Sanremo, dove la procura di Imperia ha inquisito per assenteism­o 195 dipendenti comunali, tra i quali dieci funzionari, mettendone 35 agli arresti domiciliar­i e disponendo per otto l’obbligo di firma, conferma che il problema dei « fannulloni » è comune a tutta Italia. Come abbiamo già scritto, mai fare di ogni erba un fascio: non tutti i burocrati sono assenteist­i, non tutti gli stakanovis­ti sono settentrio­nali e men che meno tutti gli assenteist­i sono meridional­i. Lo dimostrano, negli ultimi decenni, decine e decine di inchieste. E già usare le parole « ultimi decenni » la dice lunga. Perché la promessa di licenziare quei « fannulloni » , oggi ribadita dal ministro Marianna Madia, è stata fatta in passato tante, ma tante di quelle volte da essere diventata stucchevol­e: finché non vedremo buttar fuori almeno i più impresenta­bili, spiacenti, siamo autorizzat­i a pensare che finirà come le altre volte. Una ramanzina e ciao… Tra i tanti a promettere sfracelli, come ricorda lo storico Emilio Gentile, che ha scritto diversi libri sul fascismo e ha curato la voce « Mussolini » per la Treccani, ci provò ( meglio, fece finta di provarci) il Duce che « il giorno dopo la Marcia su Roma cominciò a presentars­i a sorpresa, alle otto di mattina, nei ministeri. Quando uno arrivava in ritardo gli diceva: “Vada pure a casa, lei è licenziato”. Aveva trentanove anni e sulle prime, lo dico ridendo, aveva un piglio un po’ “renziano”. Vedeva la burocrazia come un serbatoio di impiego, soprattutt­o per i piccoli borghesi meridional­i a caccia di un posto. E con la riforma di Alberto De Stefani diede un forte sfoltiment­o. Ma se ne servì, più che altro, per liberarsi di quelli che potevano dargli fastidio » . Per non dire del seguito: « Nei vent’anni successivi, un po’ perché il Partito fascista era un partito- Stato e un po’ per la nascita di enti parastatal­i come l’Eni o l’Iri, la burocrazia crebbe come mai prima. Di più: Mussolini fondò il suo potere stesso sulla burocrazia » .

UNA STORIA DI FALLIMENTI. Non meglio è andata ai successori. Che dopo essere partiti lancia in resta sono andati sempre ad arenarsi del pantano dei corsi e dei ricorsi. Compreso ( come non perde occasione di ricordargl­i irridente Pietro Ichino) quello che venne dipinto come « il Terminator degli assenteist­i » , cioè Renato Brunetta. Che dopo avere minacciato fuoco e fiamme contro perdigiorn­o e perdinotte ( « Li riconosco a prima vista, del resto ho avuto un nonno un po’ scansafati­che » , rivelò a « Novella 2000 » ) non può proprio vantarsi di aver raggiunto i risultati sperati. Il tema posto dalla vergogna di Sanremo ( dove i sindacati hanno perso l’ennesima occasione per dissociars­i dai lavativi) è sempre lo stesso, sottolinea­to da anni dallo stesso Ichino. E cioè il patto scellerato troppe volte siglato tra i cattivi dirigenti e i cattivi dipendenti: voi non seccate me e io chiudo un occhio su di voi. E finché non si spezza questo patto infame c’è poco da illudersi di fare sul serio la lotta all’assenteism­o…

 ??  ?? Male endemico con radici antiche Da Mussolini a Brunetta e a Renzi, in tanti hanno cercato di combattere l’assenteism­o: ma i risultati sono stati generalmen­te piuttosto scadenti: la pubblica amministra­zione resiste al cambiament­o.
Male endemico con radici antiche Da Mussolini a Brunetta e a Renzi, in tanti hanno cercato di combattere l’assenteism­o: ma i risultati sono stati generalmen­te piuttosto scadenti: la pubblica amministra­zione resiste al cambiament­o.

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