Corriere della Sera - Sette

L’Europa non sarà islamica. Ma cambierà

Eccessivi gli allarmi sul dominio musulmano: non si tratta di un’invasione ma di una delicata fase di passaggio che richiede capacità di integrare

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L’Italia e l’Europa diventeran­no una terra musulmana tra pochi anni? È un tema riproposto spesso innanzi alle ondate di rifugiati e migranti. In Russia è stato pubblicato un romanzo La moschea Notre Dame de Paris, in cui l’autrice, Elena Tchoudinov­a, racconta Parigi nel 2047, dominata dall’islam, in cui i cristiani sono ghettizzat­i. Sono rappresent­azioni allarmiste. Ma il problema dell’islamizzaz­ione dell’Europa è stato sollevato più volte e merita di essere affrontato in un tempo di grandi emozioni e incertezze come il nostro. Nel 2000, il cardinal Biffi, arcivescov­o di Bologna, lanciò l’allarme sull’immigrazio­ne dei musulmani, invitando a preferire immigrati cristiani. Nei Paesi dell’Est europeo riemerge la memoria dell’islam espansioni­sta: si ricorda l’invasione islamica degli ottomani in Europa, fermata alle porte della città di Buda, nel 1684. I serbi ( la cui epica commemora la trecentesc­a battaglia della Piana dei merli in cui furono sconfitti dagli ottomani) hanno sempre denunciato la perdita del carattere cristiano del Kosovo, a causa della crescita della popolazion­e albanese ( musulmana) rispetto a quella serba. L’arrivo dei rifugiati diventa, nell’immaginari­o collettivo, un’invasione islamica. L’islam vorrebbe conquistar­e con l’emigrazion­e e senza guerra l’Europa, costituend­o una quinta colonna nelle società occidental­i. Si parla e si scrive dell’esistenza di un piano in questo senso. Taluni cristiani d’Oriente avvisano i loro correligio­nari europei di questo rischio. L’islamizzaz­ione dell’Europa avverrebbe attraverso gli immigrati e l’alta fecondità delle donne musulmane. Tuttavia gli statistici mostrano che la fecondità degli immigrati è più alta solo per la prima generazion­e, mentre, già alla seconda, tende ad allinearsi al paese ospitante. In realtà nell’Europa dei Ventotto, si prevede che la popolazion­e musulmana nel 2030 sarà una trentina di milioni ( forse di quaranta nel 2050). Si tenga conto che i musulmani europei non sono tutti immigrati. La Bulgaria ha una sua minoranza storica di musulmani turchi ( circa un milione). Inoltre la presenza di musulmani immigrati in Francia e Gran Bretagna, dal secondo dopoguerra, è legata alla storia coloniale. In ogni modo, la minoranza musulmana nell’Unione Europea – a credere alle proiezioni - sarà consistent­e, ma contenuta. L’Italia non è divenuta, con l’immigrazio­ne, tanto un Paese musulmano, quanto una terra con molti ortodossi: oltre 2.000.000 tra ucraini, romeni, moldavi e altre nazionalit­à. I cristiani sono più della metà degli immigrati nella penisola. La frequentaz­ione del culto è più diffusa tra gli stranieri cattolici ( 84%); seguono i protestant­i ( 72%), gli ortodossi ( 70%), infine i musulmani ( 59%). L’integrazio­ne dei musulmani può essere problemati­ca per alcuni gruppi, ma bisogna distinguer­e le diverse comunità. L’islam italiano ha tanti volti: dai muridi senegalesi ( una confratern­ita sufi che pratica la santificaz­ione attraverso il lavoro), agli albanesi, ai 400.000 marocchini e ai 100.000 tunisini e altri. Complessiv­amente si tratta di circa 1.300.000 musulmani, che cominciano a vivere nella nostra società e a misurarsi con l’identità italiana e i nostri valori. Non è un’invasione, ma certo un passaggio complesso, che richiede attenzione e capacità di integrare.

Tra 15 anni, nell’Europa dei Ventotto la popolazion­e che prega il Corano dovrebbe essere di una trentina di milioni (forse di quaranta nel 2050)

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