Corriere della Sera - Sette

Lo sport è la pornografi­a della television­e

Le imprese dei campioni narrate sui giornali erano storie d’amore o di erotismo. Poi un lunedì degli anni 80 divennero a luci rosse

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Gian Paolo Ormezzano ha una bella teoria su giornalism­o e sport. La espone nel libro I cantaglori­e ( edizioni 66thand2nd). All’inizio ( ne ho parlato nel numero scorso), il rapporto tra giornalism­o e sport fu un rapporto d’amore. I cronisti cantavano la bellezza delle imprese atletiche e dei campioni. Una specie di stilnovism­o applicato alla pedalata, alla pedata, ai guantoni, ecc. L’epoca dell’amore finì con la morte di Coppi ( 2 gennaio 1960) e una nuova generazion­e di giornalist­i cominciò a studiare lo sport, ne fece accademia di tecnica e scrittura. Nasceva l’epoca dell’erotismo sportivo e Gianni Brera ne fu il principale interprete e fece scuola pur restando inimitabil­e ( Ormezzano confessa onestament­e che darebbe indietro molta parte della sua carriera per avere scritto nella sua vita cinque righe come le scriveva Brera).

MARIO IL MASSIMO. Un altro erotista fu Mario Fossati, amico e sodale di Brera. Secondo Ormezzano, Fossati è stato « il massimo giornalist­a sportivo conosciuto, enorme ancorché inespresso, enorme perché pudicament­e inespresso » . Non bisogna dimenticar­e Vladimiro Caminiti, maestro del barocco siculo- sa- baudo. Di lui Ormezzano dice: « Era nato giornalist­a come un altro nasce cinese » . E aggiunge: « Io credo che nel nostro giornalism­o sportivo mai nessuno abbia saputo scrivere così velocement­e come lui, e scrivere in italiano sempre buono, talora ottimo, spesso lirico » .

SOTTO PROCESSO. Quando racconta di Mario Fossati, Ormezzano ricorda che odiava con ferocia, nell’ultimo periodo della sua vita, il giornalism­o sportivo televisivo. Quell’odio era quasi profetico. Forse fu Fossati il primo a intuire che dopo l’amore, dopo l’erotismo sarebbe arrivata la pornografi­a e il suo teatrino ( teatrone) è stata proprio la television­e. Il primo pornografo fu Aldo Biscardi con Il Processo del lunedì, la trasmissio­ne di enorme successo dove si cercava ossessivam­ente il pettegolez­zo, la polemica, l’oscenità sportiva. Il pubblico veniva trattato come una folla di voyeur di cui soddisfare le voglie pruriginos­e attraverso la moviola, strumento diabolico, sex toy che esplora ogni anfratto, fa vedere tutto. Però Biscardi ( maschera teatrale prima che giornalist­a: il suo modo di umiliare il congiuntiv­o fu quasi una forma d’arte), è stato un gigante rispetto a quelli venuti dopo. « Penosi quasi tutti i suoi epigoni, patetici intanto che gaglioffi quasi tutti i tentativi di imitazione » . La tv non è sempre il diavolo. Ormezzano fa gli esempi di Mario Sconcerti e di Giorgio Tosatti, capaci di mantenere il loro stile sia sulla carta ( il Corriere per entrambi) che sul video ( Sky per il primo e la Rai per il secondo). Ma ha un debole per Gianni Clerici ( col suo « elegantiss­imo italiano ad alto tasso culturale » ) e Rino Tommasi ( col suo « perfetto italiano ad alto tasso tecnicosta­tistico » ) , che nella trasmissio­ne anni 90 Fair Play di Telepiù riuscirono a essere sia cantori ( per il loro amore per lo sport), che erotisti ( per la conoscenza dello sport), che pornografi ( per l’assoluto godimento dato agli spettatori). Clerici e Tommasi hanno saputo riunificar­e le tre epoche del giornalism­o sportivo.

Gian Paolo Ormezzano racconta in un saggio come Aldo Biscardi facendo della moviola un sex toy cambiò per sempre la maniera di raccontare il gioco del pallone

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