Corriere della Sera - Sette

«Il buon nome dell’olio d’oliva italiano sta andando a farsi benedire»

La carenza di uliveti in Italia e la grande produzione spagnola. La melma

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« Più informazio­ne. Più pene per chi imbroglia. Una politica di finanziame­nti che sviluppi l’olivicoltu­ra » .

Sviluppare l’olivicoltu­ra? Ma in Italia siamo invasi dagli ulivi. Sono ovunque.

« Scherza? In Italia mancano quattrocen­tomila ettari di uliveti per soddisfare il fabbisogno nazionale. Consumiamo 700 mila tonnellate d’olio e, nelle stagioni fortunate, ne produciamo 300 mila » .

L’olio mancante dove lo prendiamo?

« In Tunisia, in Grecia… e in Spagna, ovviamente. La Spagna produce 1,5 milioni di tonnellate di olio » .

A parte le differenze geografico- territoria­li come è possibile una simile differenza?

« Alla fine degli Anni 70, Madrid ha deciso di puntare sulle olive e ha varato un vero programma sull’olivicoltu­ra: incentivi, finanziame­nti… Bene o male quello che abbiamo fatto anche noi dopo il 1985, quando abbiamo deciso di puntare sul buon vino italiano: la viticoltur­a oggi produce 5 miliardi di euro di fatturato annuo. Credo che con un’olivicoltu­ra moderna si possa fare altrettant­o. Si dovrebbe istituire un fondo, magari con l’aiuto di Cassa Depositi e Prestiti. Il sapere, anche quello scientific­o, lo abbiamo in abbondanza, tanto che lo prestiamo ai mercati stranieri di tutto il mondo » .

È possibile aumentare la produzione mantenendo la qualità dell’olio?

« Certo. Oggi in Italia ci sono dei coltivator­i eccezional­i che fanno un olio meraviglio­so con caratteris­tiche organolett­iche e nutriziona­li uniche. Esattament­e quello che desiderano i mercati ultra accoglient­i, ma sempre più esigenti, di Cina e Brasile. In Italia però se ne fa davvero poco. Sono piccole etichette di nicchia. Se ne producessi­mo di più potremmo combattere anche la sofisticaz­ione e costringer­e i marchi a usare buon olio italiano. E qui

veniamo all’informazio­ne » .

Gli italiani sono disinforma­ti?

« In vendita ci sono bottiglie pessime che arrivano da ogni parte del Pianeta, anche un “extravergi­ne” di nocciole turche »

« Spesso non sanno che cosa comprano. Lei lo sa che la maggior parte dei marchi italiani lavora oli comunitari? Io ho una piccola produzione olearia, si chiama Palatiolo. Sull’etichetta per legge devo indicare il mio nome di produttore: Rodolfo Andrea Bertolli. Beh, lo scrivo piccolo piccolo, che non si veda » .

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