Corriere della Sera - Sette

Il valore della droga libera

La marijuana legalizzat­a è all’ordine del giorno. Ma non fermerebbe la violenza

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Sono molti i Paesi nei quali si vanno discutendo forme di liberalizz­azione delle droghe — soprattutt­o quelle leggere — ma solo in Messico una decisione in questo senso sarebbe capace di spostare cifre gigantesch­e, intaccare bilanci pubblici e fortune personali. Secondo l’ultima stima della Dea, l’agenzia antidroga Usa, i cartelli messicani macinano profitti per 22 miliardi di dollari all’anno, in buona parte grazie al traffico verso gli Stati Uniti. Se il Messico dovesse legalizzar­e la marijuana (ne sta discutendo il Parlamento), il solo cartello di Sinaloa, quello comandato dal celebre superlatit­ante El Chapo Guzman, perderebbe il 5 per cento del proprio giro d’affari. Ma non è detto che la misura diminuireb­be l’ondata di violenza della quale soffre il Paese, come sostengono i fautori della svolta. Al contrario. In un rapporto della Oas, l’organizzaz­ione degli Stati americani, si ammonisce che la perdita di introiti di alcuni cartelli potrebbe spingere i boss rivali a voler conquistar­e posizioni e territori, con il risultato di provocare più confronti e vittime. Sempre la Dea stima che circa 10 miliardi di dollari entrano in nero ogni anno nell’economia messicana, così come negli Stati Uniti se ne spendono 65 miliardi per l’acquisto di droghe di vario genere. I sequestri restano irrisori: appena per un miliardo di dollari all’anno.

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