Ernesto Ferrero
Il mondo.
Il monumentale labirinto vegetale che Franco Maria Ricci ha inaugurato a Fontanellato ripropone in nuove forme quella che resta l’icona più affascinante dei miti greci. Intrigante anche perché si sottrae ad ogni spiegazione definitiva: tanti scavi e dottissimi studi non hanno ancora fornito risposte esaurienti. Come altrettanti Tesei possiamo soltanto ripercorrere a ritroso il filo delle sue apparizioni, in tavolette, monete, coppe, manufatti artistici che dalla Grecia arrivano all’Etruria, ai mosaici delle chiese cristiane, alla pittura del Rinascimento. Un must figurativo e concettuale che ha il potere di toccarci da vicino. Chi dice labirinto dice Arianna, e il corteggio dei personaggi che le continue elaborazioni mitiche le hanno via via affiancato: oltre a Teseo, Minosse suo padre ( nato dall’unione di Zeus in sembianze di toro con Europa), la di lui lussuriosa consorte Pasifae, madre del mostruoso Minotauro; l’astuto architetto Dedalo dal genio leonardesco, il designer ateniese finito a servizio del potente re minoico; Dioniso che compare in scena come consorte di Arianna dopo l’inspiegabile abbandono di Teseo a Nasso; Fedra, sorella di Arianna che probabilmente la sostituisce nelle momentanee passioni di quel seduttore seriale che è l’eroe; e uno sterminato plotone di dèi e divinità d’ogni ordine e grado, che intervengono a complicare il plot con una sorta di tigna condominiale. Arianna ha un altissimo numero di occorrenze in letteratura, arte, musica, da Omero ed Esiodo a Borges perché è multipla, plurima, elusiva, inafferrabile, materia di suggestioni inesauribili. Non offre certezze nemmeno alle indagini serrate che le dedica una giovane e bravissima mitologa, Silvia Romani, che ha anche un’ottima mano di scrittura, e firma con Maurizio Bettini un volume appunto dedicato a Il mito di Arianna ( Einaudi, pp. 280, 30 euro). E tuttavia inseguirne le tracce lungo i
Figura multipla, e inafferrabile, la figlia di Minosse sa sottrarsi a ogni spiegazione definitiva