Se il poeta va alla guerra sono guai sicuri
Lawrence d’Arabia, d’Annunzio, Malraux, Orwell. L’esteta armato ha sempre avuto un fascino irresistibile. Anche pericoloso
Al principio di tutto c’è la Grande guerra. Qualche circolo d’avanguardia, che fantastica per sé un ruolo nella rigenerazione del mondo, c’era naturalmente già prima, ma sono le trincee, la guerra dei gas e dei duelli aerei, delle bombe a mano e degli assalti alla baionetta, la « bella guerra » dei nazionalisti fanatici e la guerra senza fronzoli o smancerie che Emilio Lussu racconta in Un anno sull’altipiano, a dare forma definitiva ( e soprattutto un pubblico) alla figura dell’ « esteta armato » , come lo chiama Maurizio Serra, vincitore nel 2011 del Premio Goncourt per la sua biografia di Curzio Malaparte, in un libro di qualche anno fa, L’esteta armato, che esce adesso in un’edizione, come si dice, arricchita e aggiornata ( La Finestra, pp. 404, 50,00 euro). Nel 1918, quando tutto finisce, la Russia è passata di mano, non c’è più il Kaiser tedesco, gli Usa sono entrati nella storia dopo averla fino a quel momento solo sfiorata, la City londinese non è più il centro del mercato mondiale, ci sono stati milioni di morti e altrettanti traumatizzati di guerra. Sarà proprio tra questi ultimi che gli esteti armati ( che di quel trauma generazionale s’apprestano a diventare la bandiera) recluteranno i loro seguaci – o almeno è in quel mare che, come i pesci della fiaba maoista, nuoteranno fino ad affogare. È il mondo di T. E. Lawrence, la cui av- ventura estetico- politica si sdoppia: un giorno è Lawrence d’Arabia, che guida la Rivolta Araba conoscendo poco l’arabo e masticando pochissimo d’Islam, e un altro giorno è l’Aviere Ross, umile soldato di truppa che si gode l’umiltà e l’anonimato come prima, quando guidava all’assalto le sue truppe cammellate o assisteva ai lavori della Conferenza per la pace in costume da dignitario saudita, s’era goduto il centro del palcoscenico planetario. Lawrence farà da irraggiungibile modello a tutti gli esteti armati ( di destra come di sinistra) insieme al Vate, Gabriele d’Annunzio, Principe di Montenovoso, che coi suoi Sovrauomini occupa Fiume e ne fa una repubblica libera, teatrale ( anche un po’avanspettacolare) e licenziosa ( « dove tutti fanno il bagno nudi con tutti » , come anni dopo dirà Jack Kerouac dell’utopia d’Allen Ginsberg, disapprovandola). Tra gli imitatori ci sono i terroristi prenazisti e poi antinazisti come Ernst von Salomon ( tra gli assassini di Walther Rathenau, ministro della Repubblica di Weimar, e autore d’un cupo e appassionante memoir, I proscritti, tradotto da Einaudi nel 1943). C’è André Malraux, che organizza l’aviazione repubblicana spagnola e si fa fotografare in tenuta da aviatore senza saper pilotare un aeroplano. Ci sono i membri del Circolo di Stefan George, ci sono i poeti ( e le talpe staliniste) inglesi di « Oxbridge » , c’è buona parte della famiglia Mann in esilio, ci
Il nuovo libro di Maurizio Serra