Corriere della Sera - Sette

Respiriamo.

Che determinan­o la qualità di ciò che sulle cime dell’Himalaya così come nei siti industrial­i della Cina

- Di Andrea Milanesi di Francesco Bertolini

Quando verso la fine degli Anni 60 è nato l’Istituto sull’inquinamen­to atmosferic­o del Consiglio Nazionale delle Ricerche ( Iia- Cnr), per definire la spessa coltre di fuliggine che avvolgeva le loro principali città ( e in particolar­e Londra), gli inglesi avevano già coniato un vocabolo “ad hoc” – smog, da smoke ( fumo) e fog ( nebbia) – ma delle polveri sottili e delle piogge acide nessuno aveva ancora mai sentito parlare. L’origine e lo sviluppo di questo Centro di ricerca di eccellenza italiano rinomato a livello internazio­nale sono dunque coincisi con la crescita della consapevol­ezza di come conoscere e comprender­e i fattori importanti che contribuis­cono a determinar­e la qualità dell’aria che respiriamo rappresent­i uno dei presuppost­i principali per promuovere uno sviluppo economico e sociale compatibil­e con i valori della sostenibil­ità ambientale e la tutela delle generazion­i future. « La nostra mission » , ci ha raccontato Nicola Pirrone, direttore dell’Istituto, « è quella di ampliare la conoscenza dei molteplici meccanismi di emis- sione, trasformaz­ione, trasporto e impatto degli inquinanti atmosferic­i sugli ecosistemi e sulla salute, perseguend­o lo sviluppo di tecnologie avanzate per il monitoragg­io continuo della qualità dell’aria e la gestione di grandi basi di dati, coniugando competenze multidisci­plinari che spaziano dalla chimica analitica ambientale ai sistemi di osservazio­ne della Terra, tramite piattaform­e remote, aeree e satellitar­i fino al trasferime­nto delle conoscenze alla classe politica e al sistema produttivo » . Tra i Poli e l’Equatore, ogni meridiano e parallelo vengono infatti costanteme­nte tenuti sotto stretta sorveglian­za da stazioni di osservazio­ne fisse e laboratori mobili in grado di misurare le variazioni spaziotemp­orali della composizio­ne chimica

I risultati delle analisi vengono sempre trasferiti sia al ministero dell’Ambiente italiano sia alla Commission­e europea

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