Corriere della Sera - Sette

Adam, bimbo soldato, e i suoi salvatori

«L’ho conosciuto appena “liberato”», ricorda Roberto Bolle. «La storia sua, e di chi l’ha aiutato, mi ha cambiato»

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Caro Bolle, ho visto la tua agenda autunnale fitta di impegni. Dopo il Petruzzell­i di Bari, la serata di chiusura di Expo, poi alla Scala e a Los Angeles. Un autunno pieno di nuove sfide. « E anche pieno di ansia e di paure, compagne motrici del mio lavoro. E in questa situazione mi viene in soccorso il pensiero di Adam, un bambino- soldato africano alle prese con una sfida ancor più grande delle mie. Perché lui, che era stato oggetto di un mercato di morte, ha avuto la forza di sostituire il fucile con il libro » .

Quando l’hai incontrato?

« Nel 2006, durante uno dei miei viaggi nel Sud Sudan come ambasciato­re dell’Unicef. All’epoca Adam aveva 13 anni ed era stato da poco liberato, dopo essere stato per 4 anni nelle mani delle milizie antigovern­ative. Lo avevano rapito a 9 anni. Giocava a calcio in strada alla fine delle lezioni. Così era finito in una retata da parte di miliziani che reclutavan­o bambini in quel territorio ambìto da predatori d’ogni genere perché ricco di risorse naturali. Per quattro anni era stato costretto a vivere nei campi di addestrame­nto, a imbracciar­e il fucile, ha dovuto imparare a sparare e uccidere, gli è stata rubata l’adolescenz­a, ha subìto violenze terribili. Poi ha avuto la fortuna di essere liberato. Era rimasto “Dopo di Noi” sono tre parole che definiscon­o la più grande angoscia dei genitori delle persone con disabilità: lasciare i figli soli a causa della vecchiaia o della propria morte. Finalmente, però, la legge di Stabilità prevede per la prima volta un impegno di 90 milioni di euro per il 2016 e di 160/ 180 per il triennio, che saranno ripartiti in Conferenza Stato- Regioni a favore del “Dopo di Noi”. Ed è già stata calendariz­zata alla Camera la votazione per la legge che istituisce e disciplina il relativo Fondo, introduce ampiamente il Trust e descrive una serie di agevolazio­ni fiscali. È una legge indietro durante una marcia. Scoperto dai soldati dell’esercito regolare, era stato preso a fucilate in quanto armato. Lo hanno ferito a una gamba, poi avendo visto che si trattava di un bambino, lo hanno soccorso, portato in un campo Unicef dove è rimasto sotto protezione per un periodo di riabilitaz­ione fisica e psicologic­a. Quando l’ho incontrato, non aveva ancora visto la sua famiglia. Gli ho chiesto qual era il suo sogno. Tornare a scuola, studiare, diventare un medico e aiutare persone sofferenti. Oggi, tornato in famiglia, ha ripreso il suo cammino a scuola, con altri 400 mila coetanei » .

Nel gennaio scorso sono stati liberati ben tremila bambini- soldato.

« È un fenomeno di massa, ormai sono 250 mila i minori usati da eserciti e gruppi armati durante i conflitti nel mondo ( cito un dato del segretario generale dell’Onu, Ban Ki- moon). Per questo lancio un appello a favore di Unicef e di altre organizzaz­ioni non governativ­e ( come Action Aid, Save the children, Medici senza frontiere, Emergency), che vanno aiutate. Sono rimasto molto colpito dal loro importanti­ssimo lavoro. Mi ha cambiato la scala dei valori. Ti rendi conto dei privilegi e delle fortune che abbiamo noi in questa parte di mondo. E del dovere che abbiamo di aiutare il prossimo: come quei miei giovani eroi che ho incontrato in Africa » .

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