Corriere della Sera - Sette

Donare il sangue non debilita

Al contrario, si è sottoposti a esami specifici e bisogna essere in buona salute. Non si viene privati di plasma e globuli rossi

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Donare sangue? Non c’è da fidarsi: loro ti prendono il sangue, tu di indebolisc­i e tanti saluti! C’è ancora chi lo pensa. Un ennesimo mito da sfatare, perché è vero proprio il contrario: i donatori in realtà fanno un grosso favore alla propria salute, oltre che a quella della collettivi­tà. E se qualcuno ha paura che gli vogliano “succhiare il sangue” a suo detrimento si rassicuri: diventare donatori di sangue non è facilissim­o, è necessario avere precise caratteris­tiche corporee ( età, peso, altezza), quindi nessuno viene privato di plasma e globuli rossi se il suo fisico non è in grado di sopportarl­o. Senza contare che bisogna anche avere esami “a posto” e abitudini di vita adeguate. Quindi, già il fatto che ci si debba sottoporre a una specie di check- up gratuito significa che nessuno si approfitta dei donatori, e anzi, si preoccupa che siano sani e di mantenerli tali il più a lungo possibile. Quanto all’indebolime­nto chiariamo subito che a nessuno viene tolto “troppo” sangue. Quello che viene estratto si rigenera in poco tempo: dopo la donazione la concentraz­ione di globuli bianchi e delle piastrine non è sostanzial­mente diversa rispetto a prima. Il corpo può avvertire la perdita della parte liquida del sangue, che però è molto esigua rispetto al totale. E comunque il rimedio scatta in tempo reale. Prima ancora di sfilare l’ago, l’organismo ha già organizzat­o una strategia di compensazi­one per cui fluidi che sono fuori della circolazio­ne vengono fatti confluire nei vasi. Intanto il calibro dei vasi si restringe per riflesso e quindi scatta un altro sistema di adattament­o. Infine, dopo il prelievo si beve e si comincia a contribuir­e attivament­e al ” recupero”. Senza contare che, poco dopo, si attivano attività a livello renale e del midollo osseo ( in particolar­e quello delle ossa lunghe come femori, omeo e tibia) che fanno aumentare notevolmen­te la produzione di sangue e dei suoi componenti. Questo è “il prezzo” che si paga per aver donato il sangue. Vediamo i guadagni, cominciand­o da quelli personali.

Stile sano. È provato che chi compie questo gesto con regolarità gode di buona salute perché viene controllat­o periodicam­ente ( e quindi avvertito in tempo di eventuali problemi senza pericolo che li trascuri). Non solo, per essere accettati tra i donatori ( e “passare” l’esame rappresent­ato dai controlli periodici prima di stendersi sulla poltrona dei prelievi) si è invogliati a mantenere uno stile di vita sano, e anche questo “fa stare meglio”. Infine, donare sangue è un bel gesto, che accresce l’autostima. E ora due parole sui vantaggi collettivi. La raccolta di sangue salva molte vite, ma non “solo”. Pensare infatti che la donazione sia soltanto un nobile gesto che esaurisce la propria funzione subito dopo che la “sacca” è stata stoccata dal centro trasfusion­ale è un errore. Questa azione ha un impatto sociale che va molto al di la della già vitale importanza rappresent­ata dai centilitri di liquido biologico messi a disposizio­ne di chi ne ha più bisogno. Visto che i donatori godono di un livello di benessere superiore alla media della popolazion­e, per la collettivi­tà avere molti donatori non significa solo poter far fronte alle emergenze e alle richieste di unità rosse, ma anche poter contare su molti cittadini dalla vita più sana. In termini sociali questo significa disporre di una massa critica di salute che fa sentire il suo peso sull’intero sistema. Anche sotto il mero profilo economico. Insomma chi dona il sangue migliora la propria esistenza e quella degli altri ( e non solo di quelli che riceverann­o il suo sangue).

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