Donare il sangue non debilita
Al contrario, si è sottoposti a esami specifici e bisogna essere in buona salute. Non si viene privati di plasma e globuli rossi
Donare sangue? Non c’è da fidarsi: loro ti prendono il sangue, tu di indebolisci e tanti saluti! C’è ancora chi lo pensa. Un ennesimo mito da sfatare, perché è vero proprio il contrario: i donatori in realtà fanno un grosso favore alla propria salute, oltre che a quella della collettività. E se qualcuno ha paura che gli vogliano “succhiare il sangue” a suo detrimento si rassicuri: diventare donatori di sangue non è facilissimo, è necessario avere precise caratteristiche corporee ( età, peso, altezza), quindi nessuno viene privato di plasma e globuli rossi se il suo fisico non è in grado di sopportarlo. Senza contare che bisogna anche avere esami “a posto” e abitudini di vita adeguate. Quindi, già il fatto che ci si debba sottoporre a una specie di check- up gratuito significa che nessuno si approfitta dei donatori, e anzi, si preoccupa che siano sani e di mantenerli tali il più a lungo possibile. Quanto all’indebolimento chiariamo subito che a nessuno viene tolto “troppo” sangue. Quello che viene estratto si rigenera in poco tempo: dopo la donazione la concentrazione di globuli bianchi e delle piastrine non è sostanzialmente diversa rispetto a prima. Il corpo può avvertire la perdita della parte liquida del sangue, che però è molto esigua rispetto al totale. E comunque il rimedio scatta in tempo reale. Prima ancora di sfilare l’ago, l’organismo ha già organizzato una strategia di compensazione per cui fluidi che sono fuori della circolazione vengono fatti confluire nei vasi. Intanto il calibro dei vasi si restringe per riflesso e quindi scatta un altro sistema di adattamento. Infine, dopo il prelievo si beve e si comincia a contribuire attivamente al ” recupero”. Senza contare che, poco dopo, si attivano attività a livello renale e del midollo osseo ( in particolare quello delle ossa lunghe come femori, omeo e tibia) che fanno aumentare notevolmente la produzione di sangue e dei suoi componenti. Questo è “il prezzo” che si paga per aver donato il sangue. Vediamo i guadagni, cominciando da quelli personali.
Stile sano. È provato che chi compie questo gesto con regolarità gode di buona salute perché viene controllato periodicamente ( e quindi avvertito in tempo di eventuali problemi senza pericolo che li trascuri). Non solo, per essere accettati tra i donatori ( e “passare” l’esame rappresentato dai controlli periodici prima di stendersi sulla poltrona dei prelievi) si è invogliati a mantenere uno stile di vita sano, e anche questo “fa stare meglio”. Infine, donare sangue è un bel gesto, che accresce l’autostima. E ora due parole sui vantaggi collettivi. La raccolta di sangue salva molte vite, ma non “solo”. Pensare infatti che la donazione sia soltanto un nobile gesto che esaurisce la propria funzione subito dopo che la “sacca” è stata stoccata dal centro trasfusionale è un errore. Questa azione ha un impatto sociale che va molto al di la della già vitale importanza rappresentata dai centilitri di liquido biologico messi a disposizione di chi ne ha più bisogno. Visto che i donatori godono di un livello di benessere superiore alla media della popolazione, per la collettività avere molti donatori non significa solo poter far fronte alle emergenze e alle richieste di unità rosse, ma anche poter contare su molti cittadini dalla vita più sana. In termini sociali questo significa disporre di una massa critica di salute che fa sentire il suo peso sull’intero sistema. Anche sotto il mero profilo economico. Insomma chi dona il sangue migliora la propria esistenza e quella degli altri ( e non solo di quelli che riceveranno il suo sangue).
Dopoil prelievo, il nostrocorpo puòavvertire unaperdita della parte liquida del sangue, che però èmoltoesigua rispettoal totale