Signori e signore in giallo (anglosassone)
Una nuova collana di romanzi investigativi
n po’ di polvere depositata dal tempo, una patina da togliere qua e là, ed ecco il romanzo giallo perfettamente come nuovo. Se esistesse un bugiardino del caso, vi leggeremmo che la procedura è semplice, ma va applicata soltanto ai grandi classici del genere. Quelli degli anni 20 e 30 del Novecento, per esempio, l’epoca della cosiddetta “Golden age” dei romanzi investigativi, ritornati protagonisti in occasione della nuova collana del Corriere della Sera, “Gialli anglosassoni” da domani in edicola a 6,90 euro, escluso il costo del quotidiano e del settimanale Io Donna. « In quel periodo, assistiamo ad una produzione pazzesca di libri gialli: personaggi come Van Dine, White, o Wallace, scrivevano un libro dietro l’altro e vendevano tantissimo. Naturalmente, di questi autori sono arrivati fino a noi, suscitando ancora oggi interesse, quei libri dove l’espediente narrativo è tuttora valido e ampiamente riconosciuto dal lettore » , osserva Enrico Luceri, giallista e grande appassionato del cosiddetto giallo deduttivo. « Secondo alcuni critici, però, questi romanzi avrebbero due grossi limiti, quello di essere poco rappresentativi della realtà e di far condurre le indagini a un personaggio dal cliché, potremmo dire, ripetitivo; ecco, questi due aspetti possono benissimo essere trasformati da limiti a particolari imprescindibili per la riuscita di un buon romanzo giallo » , ricorda Luceri, secondo il quale « ai giallisti non importa la realtà quotidiana, ma quella parallela creata dalla fantasia dell’autore » . Non è un mistero, poi, discutendo di gialli, che si finisca sempre per imbattersi in una serie di norme e regole alla base di ogni buon intreccio mistery.
UPomposo e balordo. Lo stesso Van Dine, pseudonimo di Willard Huntington Wright, autore de L’enigma dell’alfiere – prima uscita della collana del Corriere – nel 1928 pubblica Venti regole per scrivere romanzi polizieschi. Una vera e propria griglia comportamentale per scrittori, ma datata, come il suo autore, a detta di Raymond Chandler ( il creatore di Philip Marlowe), secondo cui, Philo Vance, il protagonista dei romanzi di Van Dine, rappresenterebbe « il più pomposo e balordo personaggio dell’intera letteratura poliziesca » . Il giudizio di Chandler, più che tranchant, andrebbe comunque contestualizzato. « Il creatore di Marlowe distrugge Van Dine in quanto ha in mente l’hard boiled, il giallo poliziesco vero e proprio, dove è presente una approfondita visione realistica delle cose, e che è successivo ai gialli classici: insomma, sono due generi che non si parlano, e sarebbe assurdo leggerli con lo stesso metro di giudizio » , puntualizza Luceri, anche lui autore di un personaggio seriale, il commissario napoletano Tonio Buonocore, protagonista de Le notti della luna rossa, di prossima pubblicazione per Mondadori. Scorrendo alcuni dei nomi degli autori della collana del Corriere, “Gialli anglosassoni”, tra J. S. Fletcher, Rupert Penny e John Ferguson, ecco una donna, Ethel Lina White, autrice deLa signora scompare, secondo appuntamento della serie del Corriere, e da cui Alfred Hitchcock, nel 1938, due anni dopo l’uscita del libro, trasse l’omonimo film. « La White rappresenta l’altra faccia della Christie: sono entrambe due geni del giallo, anche se la prima è più convincente nel descrivere i personaggi che appartengono a una classe sociale inferiore, apparendo meno di maniera rispetto alla Christie » , conclude Liceri. Senza voler svelare nulla al lettore, ricordiamo solo che la signora Froy, prima di scomparire, è seduta in uno scompartimento del treno, tra le scene del crimine che ritroveremo spesso leggendo i “Gialli anglosassoni”. Buon viaggio.