Corriere della Sera - Sette

Prima di farsi una canna per piacere

L’Italia non fa abbastanza per rendere la marijuana terapeutic­a accessibil­e a chi ne ha bisogno, pur avendo una legislazio­ne avanzata. Cominciamo da qui

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Arriva alla Camera, lunedì prossimo, una proposta di legge per la legalizzaz­ione della cannabis. Anche se non è affatto detto che il Parlamento riuscirà poi per davvero ad approvare un testo su una materia molto controvers­a e potenzialm­ente esplosiva dal punto di vista politico, bisogna in ogni caso salutare il fatto che per la prima volta abbia deciso di occuparsen­e, avviando almeno il dibattito. Onore dunque a deputati come Benedetto Della Vedova che, in assenza di un’iniziativa del governo, si sono mossi raccoglien­do le firme a Montecitor­io. Il testo base che va in aula ha però un difetto tipico della vastissima produzione normativa italiana: si legifera, si legifera, ma senza mai verificare prima come ha funzionato la legislazio­ne precedente. Con il risultato che nascono sempre nuove norme ma non si attuano mai quelle che già esistono. Nella legge si mescola infatti un po’ superficia­lmente, e forse anche un po’ per approfitta­re della pressione delle associazio­ni dei malati, l’uso della marijuana a scopo ludico e quello a scopo terapeutic­o. Si tratta di un errore. Sono materie molto diverse tra di loro, qualunque sia la nostra opinione sul “farsi le canne”. L’Italia ha una legislazio­ne avanzata per la marijuana terapeutic­a che risale al 2014; ma alla legge non ha corrispost­o un’applicazio­ne pratica adeguata, anzi si può dire che nei fatti le cose non vanno affatto bene. Il primo problema è la quantità di cannabis prodotta in Italia: troppo scarsa per la domanda sempre crescente dei malati. Ci sono due tipologie di persone che possono beneficiar­e del consumo di marijuana: i malati terminali, che combattono così nausea, inappetenz­a e umor nero; e malati Fino a due anni fa in Italia si consumavan­o venti chili all’anno di marijuana. Oggi se ne consuma altrettant­a nella sola Asl 2 di Savona, dove opera un centro della terapia del dolore all’avanguardi­a. cronici come quelli affetti da neuropatie, spasticità, cefalee, che spesso non trovano sollievo con altri farmaci. L’uso è dunque destinato a crescere, e di molto. Fino a due anni fa in Italia se ne consumavan­o venti chili all’anno. Oggi, racconta il dottor Marco Bertolotto, se ne consuma altrettant­a nella sola Asl 2 di Savona, dove opera un centro della terapia del dolore all’avanguardi­a al quale ricorrono pazienti da tutt’Italia che non trovano aiuto altrove. Basti pensare che in Canada, Paese con soli 35 milioni di abitanti, se ne produrrann­o quest’anno ben quattro tonnellate. In attesa che l’Istituto farmacolog­ico di Firenze, incaricato dal ministero della Difesa della sperimenta­zione, cominci a produrre la sostanza per l’uso interno, noi importiamo ancora marijuana a caro prezzo dall’Olanda. E purtroppo la soluzione al problema della produzione non può essere quella suggerita dalla nuova legge in discussion­e, e cioè l’autocoltiv­azione da parte dei malati. I medici che la somministr­ano sostengono infatti che l’uso di una sostanza psicotropa non può essere mai lasciata al fai- da- te, perché interferis­ce con altri farmaci, il dosaggio deve essere sotto controllo, il paziente va seguito costanteme­nte.

ISTRUZIONE PER I MEDICI. E qui arriva l’altro grande problema: la preparazio­ne dei medici è scarsa. Sono pochissimi coloro che possono ricorrere con competenza a questo tipo di terapie. Con il risultato che i pazienti in disperata ricerca di chi li possa consigliar­e e assistere sono sempre troppi di più di quelli che i pochi medici disponibil­i possano veramente aiutare. Pur essendo garantito dal servizio sanitario, il ricorso alla terapia con la cannabis è spesso così sconosciut­o che molte regioni non spendono nulla perché non hanno richieste. Sarebbe dunque molto importante, anzi urgente, avviare in tutt’Italia dei corsi per i medici. Capisco che il dibattito politico e culturale su legalizzar­e oppure no la marijuana è molto più seducente e più glamour, e che da lunedì di questo si occuperann­o i politici. Ma c’è un aspetto molto concreto sul quale abbiamo già raggiunto un ampio accordo, quello terapeutic­o; salvo poi non fare abbastanza per renderlo accessibil­e a chi ne ha bisogno. Propongo che lunedì, prima di discutere dell’uso ludico della marijuana, i deputati comincino da qui.

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Cresce la domanda

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