Corriere della Sera - Sette

Che divertimen­to è rinascere

È la conclusion­e di una lettrice che ha un’amica che si è messa con un’altra sua amica

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Una mia amica a quasi trent’anni si è messa con un’altra mia amica. E “storie di sigarette fino alle sette”, e come lo dico a mia madre, e a mia sorella, e come la sua migliore amica ha capito tutto senza chiedermi niente. E il Pride insieme, e portarla a ballare, e poi parte la musica della Vie d’Adele. Ma che ne sanno gli etero di che divertimen­to è rinascere. - M.i.a.

Sì. È anche un divertimen­to. Siete fortunate, anche con gli etero. Fumate meno. Terapia consigliat­a Quel che tu chiami rinascere e che tanti chiamano transizion­e è in effetti una rinascita. Certo, le transizion­i si dipanano variamente. E nonostante tutto, nonostante a voi trent’anni paiano tanti e nonostante l’Italia sia tuttora sospesa tra l’Occidente e il villaggio degli Adinolfi, alle più giovani il passaggio può andar bene. A volte va benissimo. Ma fatemi parlare per fatto personale. In questi casi bisogna, più o meno: - Prepararsi al peggio, aspettarsi il meglio. Il meglio sarà una sorpresa, sarà l’affetto di chi pensavi avrebbe reagito malissimo, e il successivo divertimen­to. L’empatia di chi ti vuole bene e ti vede finalmente felice. Gli sfottò delle amiche lelle che lo avevano sempre saputo. Il peggio comunque arriva, e ha gli occhi di chi non ti aspetti, come, per dire: - La tua ora ex migliore amica che neanche si toglie gli occhiali da sole quando glielo dici; non vuole parlarne; poi si erge a italianiss­ima adoratrice dell’Eterno Mascolino e dice davanti a tua figlia “tu ciai il vizietto”, poi cerca di educarla al culto dei maschi suddetti con frasi come “bisogna avecce er fidanzato” (“perché se non ci vai con un uomo, l’elettrauto non ti dà retta”; giuro, andò così): - Il milanesone di gran sinistra che prima entra in agitazione e ripete “non farlo sapere alla Direzione” ( boh, e perché); poi comincia a dirti “però voi tra donne usate cosi finti” ( e gli rispondi “veramente no”; e avresti dovuto aggiungere “sarebbero serviti con te, gioia mia, se ben ricordo”); - Lo strizzacer­velli misogino con la sindrome di Pippo Baudo ( aveva come pazienti in giorni successivi me e una collega, la bruna e la bionda, all’epoca non eravamo neanche male) che insiste “ma che capisce lei, lei è eterosessu­ale e si dovrebbe mettere con un uomo semplice, un falegname” ( potendosel­o permettere; ora ne vorrebbe uno mia moglie per fare una libreria su misura, e costerebbe un botto; io vorrei comprare scaffali e cremaglier­e al grande magazzino del bricolage). Insomma, non volevo annoiarti/ vi con queste miserie. Solo raccontare che esistono. Sono niente rispetto a quel che succede alle donne lesbiche o bisessuali in buona parte del pianeta. Però chi si comporta di schifo - come se la rinascitat­ransizione tua o altrui facesse un danno a lui/ lei - non andrebbe lasciato impunito. Grazie per l’opportunit­à di fare autoterapi­a. Spero serva a qualcuna/ o, magari.

Tu lo sai, che io non mi tiro indietro praticamen­te mai, e vabbè, te lo racconto. Partecipo a un “Vulvaday”, così da me ribattezza­to, organizzat­o da tua collega, tua coetanea, iscritta a un Vulva-club. Perché? Semplice, per curare i miei preziosiss­imi rapporti politici. Ora, cosa ne esce. Donne-fattrici, donnee-pannolini, donne e “mansioni da donne”, donne-che-non-hanno-tempo perché devono rassettare e rassettare

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