Medito, dunque sono
Bisogno di fermarsi a riflettere per uscire dall’ansia di un mondo “sempre connesso”, o perché ve lo propone il medico per ridurre lo stress cardiaco o una pressione sanguigna troppo alta? A New York ormai si può meditare ovunque: nei centri privati che si moltiplicano in città, ma anche nei parchi, nei musei e perfino nelle biblioteche pubbliche. La “public library” di New York ha offerto la prima sessione di meditazione tre anni fa, nella sua filiale di Harlem. Ha funzionato e da allora questa veneranda istituzione - sempre alla ricerca di nuovi ruoli - ha tenuto ben 249 corsi di meditazione nelle sue 18 sedi cittadine. La pratica della meditazione esiste da oltre 2500 anni, ma il suo significato filosofico-religioso la riservava a pochi soggetti. La sua recente “secolarizzazione” ne ha cambiato il profilo e l’ha fatta entrare nella cultura popolare: per molti è diventata addirittura una nuova branca del “fitness”. Si va in palestra per rendere più bello il corpo. La meditazione, spiegano maestri come Sharon Salzberg autrice del best seller Real serve a rendere più bella la mente, è ginnastica per il cervello. La meditazione si diffonderà e diventerà anche moda come lo yoga? Non è ancora chiaro se si arriverà a tanto ma a New York, nella “città che non dorme mai” dalla vita assai stressante, la domanda è esplosa. E le antiche pratiche tibetane sono diventate anche business: sessioni di meditazioni vengono offerte anche da negozi “speciali” come ABC, da alberghi come lo Standard (il più “trendy” dell’East Village) e c’è anche chi organizza sedute di meditazione come occasioni di socializzazione, unite a un tè o a una cena. Il “boom” non potrà che continuare visto che l’invito ai dipendenti a meditare viene anche da Google e Apple, giganti di quell’universo digitale che certo contribuisce allo stress da iperconnessione.