Corriere della Sera - Sette

Diego Gabutti

In scena le ultime streghe dell’età eroica

- Di

Gli dèi del pantheon maschile, Giove Tonante e i nuovi Signori dell’Olimpo, quale già perfettame­nte definito, quale ancora in via di definizion­e, sono arrivati dal nord con gl’invasori e si sono fatti largo a spallate nella Grecia arcaica e matriarcal­e. Tra questi nuovi dèi, venuti giù dal paese dei lupi e delle nevi, e le manifestaz­ioni della Triplice Dea mediterran­ea, fino ad allora dominanti, è subito guerra, sia in questo che nell’altro mondo. È quel che racconta Robert Graves, autore anche dei Miti greci e della Dea Bianca, in uno straordina­rio romanzo del 1945, Il vello d’oro, di cui è uscita da poco una ristampa ( Longanesi 2016, pp. 536, 22 euro, ebook 12,99 euro). Per un po’, dice Graves, si combatte soprattutt­o qui, nell’universo materiale, tra immigrati che cercano un posto al sole e comunità autoctone, decise a restare ( come si dice) padrone in casa propria, ma è nell’universo parallelo del mito e degli archetipi che si combatte la guerra decisiva, quella metafisica. Una guerra infinita, il cui eco non si spegnerà mai del tutto, e che divampa nei poemi omerici, dove « a dispetto dell’attenta edizione ateniese del VI secolo e di quella alessandri­na del III » , che si sforzano di cancellare con cura ogni sospetto di passato matriarcal­e, « il litigio fra Zeus ed Era, più che una satira sui problemi domestici delle famiglie greche, è un conflitto fra sistemi sociali inconcilia­bili » . Sono culture fatte per sbranarsi tra loro. Per i popoli del Mediterran­eo « è la donna che sceglie l’uomo e lo vince con la dolcezza della sua profumata persona, gli ordina di giacere nel solco sulla schiena, poi, cavalcando sopra di lui, come su un cavallo selvaggio domato e pronto ai suoi voleri, trae piacere da lui e, quando ha terminato, lo lascia lì a terra come un morto » , mentre « presso i greci ogni uomo sceglie la donna che desidera come madre di suo figlio ( così lui lo chiama) e la vince con la violenza della sua passione, le ordina di giacere sulla schiena, dovunque lo soddisfi di più, e poi, montandola, prende piacere da lei » . Alla fine, come sappiamo, sono le divinità maschili a vincere la partita, ma è una vittoria ai punti, stabilita a tavolino, quando gli dèi e le dee si riuniscono a congresso per dare vita a un nuovo pantheon, quello dell’età classica.

Per i popoli del Mediterran­eo, è la donna che sceglie l’uomo con la dolcezza del proprio profumo. Presso i greci, invece, l’uomo sceglie la donna desiderata con la violenza della sua passione

Disprezzo per gli infedeli. Sono le ultime scaramucce degli eventi iniziati agli albori dell’età del bronzo, verso il 1900 a. C., quando « gli Achei irrompono nella Tessaglia e a poco a poco conquistan­o tutta la penisola » , come racconta Graves, spiegando che alle seguaci della Triplice Dea,

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