Corriere della Sera - Sette

Immergersi

Il lavoro alle Nazioni Unite per nelle acque di Egitto e Filippine cercando relitti di navi e città perdute

- Di Marco Merola

Cacciatore di relitti e città sommerse non si nasce, si diventa. Franck Goddio, esplorator­e degli abissi noto in tutto il mondo, ne è la prova vivente. Nipote di Eric de Bisschop ( navigatore, scrittore e inventore del moderno catamarano), Goddio, nato a Casablanca, in Marocco, nella sua “prima” vita è stato un brillante allievo dell’École Nationale de la Statistiqu­e et de l’Administra­tion Economique di Parigi. Dopo la laurea lavorò come inviato delle Nazioni Unite ( e poi del Ministero degli esteri francese) in Laos, Vietnam e Cambogia. Ma le sue passioni erano altre, quelle dettate dalla genetica. Il mare, la navigazion­e antica, le rotte commercial­i. Svelare misteri e scrivere nuove pagine di storia grazie ai tesori che ancora giacciono sui fondali degli oceani. Così prese armi e bagagli e cominciò a girare il mondo alla ricerca di missioni archeologi­che disposte a ospitare un dilettante totale. Dopo tanto peregrinar­e ne trovò una. Fu un battesimo eccezional­e. Anno 1984, sponda egiziana del Mediterran­eo. Era in corso un’immersione guidata dall’archeologo subacqueo Jacques Dumas alla ricerca de L’Orient, mitico vascello del tesoro di Napoleone affondato dagli inglesi ad Abukir. Dalla sabbia, in effetti, spuntò fuori un grosso relitto. Dumas risalì in superficie per primo, Goddio invece indugiò davanti a un grosso elemento bronzeo che aveva attirato la sua attenzione. Pulendo le incrostazi­oni con la mano ne scoprì il nome, “Le Dauphin royale”. Era dispiaciut­o, pensò tra sé e sé, « ora come lo dico a Jacques? » . Il suo mentore era ormai convinto di aver trovato l’ammiraglia di Bonaparte, ma quella era un’altra nave. Allora Goddio riemerse e lo affrontò a viso aperto confessand­o la scoperta. Dumas esitò un attimo e poi, a sorpresa,

L’ultima operazione di “rescue” in terra egiziana sarà fatta nelle prossime settimane per riportare in superficie un’imbarcazio­ne

gli saltò al collo e lo abbracciò fortissimo. Le Dauphin royale, infatti, era il nome dato alla nave quando fu varata ( in omaggio al figlio di Luigi XIV chiamato il Delfino di Francia) ma un secolo dopo Napoleone l’avrebbe ribattezza­ta proprio con il nome di... L’Orient. L’aneddoto è gustoso ma Goddio non deve certamente a quella scoperta la sua fama, piuttosto a ciò che dal quel momento sarebbe riuscito a realizzare.

Consacrazi­one sul campo. Nel 1987 fondò a Parigi l’Institut Européen d’Archéologi­e Sous- Marine, tra gli strali di quelli che lo bollavano ( e lo bollano tutt’oggi) come un avventurie­ro- manager senza scrupoli. Poi se ne andò a lavorare nelle Filippine, sfruttando i buoni

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