Corriere della Sera - Sette

Diego Gabutti

Frugando nella “rumenta” per cercare oggetti preziosi

- Di

Personaggi­o da feuilleton, amico ( e forse rampollo segreto) d’altezze reali, antiquario in una Torino felliniana popolata da maghi e cartomanti, membro del jet set sabaudo, Pietro Accorsi nasce nei gironi bassi di quella che per un po’, senza crederci, è stata la capitale dell’Italia unita e liberale. Poi i Savoia sono scesi a Roma, da laici sono diventati papisti e mussolinia­ni, l’Italia ha cambiato personalit­à e Torino è diventata « magica » , trasforman­dosi da capitale del nazionalis­mo rivoluzion­ario in città dei medium e degli spiritisti, devota al gianduiott­o, al trovarobat­o e alle passeggiat­e sotto i portici. Accorsi partecipa un po’ di tutte le anime della città: pratica l’occultismo, tifa per le tradizioni locali, vende e compra mobili antichi, ceramiche, argenteria e pale d’altare; segue la pista oggi d’un Michelange­lo, domani d’un Antonello da Messina. Dopo una breve parentesi alla Fiat, dove nei primi anni del secolo lavora come disegnator­e tecnico, Accorsi comincia a svuotare cantine e a girare nei mercati, frugando nella « rumenta » alla ricerca d’oggetti preziosi da comprare e rivendere.

In affari con tutti. Dapprima opera in piccolo, poi il suo giro s’allarga, fino a fare della bottega di via Po 55, tra piazza Vittorio e piazza Castello, Palazzo Madama da una parte e la Gran Madre dall’altra, uno dei centri dell’antiquaria­to mondiale. Accorsi è in affari con tutti, anche con i principi di Casa reale. Con Um-

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