Corriere della Sera - Sette

IL PICCOLO NON DEVE SENTIRSI “DEPOSITATO” NÉ DIMENTICAT­O

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Le giornate estive sembrano non passare mai, per chi ha figli piccoli e lavora. Finita la scuola, ogni anno il dilemma si ripropone: come impiegare nel modo migliore il ( tanto) tempo libero di bambini e ragazzini per andare in ufficio tranquilli? Qualcuno ha la fortuna di poter spedire la prole al mare o in montagna con i nonni, maquelli disponibil­i ad accollarsi l’onere di badare ai nipoti sono sempre di meno e così è in crescita l’offerta di centri estivi: settimane “fuori casa” di full immersion in inglese, campeggi nella natura per sentirsi un po’ Giovani Marmotte, stage di tennis e chi più ne ha più ne metta. Scegliere può diventare un’impresa, senza contare l’esborso economico spesso non indifferen­te. Una soluzione possono essere i corsi giornalier­i, in cui il bimbo partecipa alle attività dal mattino al pomeriggio inoltratom­a poi rientra a casa: costano di meno e consentono ai genitori di passare qualche ora in più coi figli. Aldo Monza, ex calciatore e responsabi­le da anni di un campo estivo di calcio a Lainate ( nella foto un momento dell’allenament­o) assieme a Marco Pedotti, spiega quali sono i criteri da seguire per trovare l’alternativ­a giusta per i propri ragazzi: « Il centro estivo è un’occasione per insegnare ai giovanissi­mi la convivenza con gli

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