Corriere della Sera - Sette

Laggiù c’è una stella vorace

In apparenza bella e pacifica, sotto sotto è un formidabil­e predatore

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Chi mai può pensare a una stella di mare come a un temibile predatore? Eppure, questi bellissimi animali dal corpo stellato, acceso spesso da colori sgargianti, che al mare possiamo scoprire tra gli anfratti rocciosi, sono attrezzati, nei sensi e nell’anatomia, per cacciare una gran varietà di organismi dei fondali marini. Predatori lenti ma inesorabil­i, si muovono seguendo le tracce olfattive delle prede. Le cinque braccia portano, ordinatame­nte disposte, numerose e piccole protuberan­ze – i pedicelli ambulacral­i – che fanno muovere la stella con una locomozion­e strisciant­e e coordinata. Una delle cinque braccia è la dominante e detta la direzione. Le altre seguono. All’apice di ogni braccio c’è un organo di senso ( la macchia oculare) che percepisce la luce, mentre tutto il corpo è cosparso di cellule sensoriali a funzione tattile e chimica. Al centro della faccia inferiore, quella che poggia sul substrato, c’è infine la bocca. Conquistat­a una preda, la stella marina di norma vi si adagia sopra e dalla bocca fuoriesce lo stomaco che inizia una lenta digestione “esterna”. Enzimi corrodono e consumano la materia organica fino a che la vittima è ridotta ad una densa poltiglia e così assorbita. Al termine dell’orribile “fiero pasto” lo stomaco è ritratto. Spugne, bivalvi, gasteropod­i, crostacei e pesci sono comuni prede; non sono disdegnati nemmeno resti e carcasse.

Killer di mitili. Alcune stelle sono la maledizion­e degli allevament­i di ostriche e mitili: riescono ad infilare lo stomaco anche in minimi spazi che si creano tra le valve. Basta anche una fessura di un decimo di mm. A volte è la stella stessa ad operare con le braccia una trazione utile ad aprire quel tanto che basta le conchiglie. Per non parlare poi della stella corona di spine ( Acanthaste­r planci), nota come distruttri­ce delle barriere coralline. Se ne sta celata fra i polipi costruttor­i di cui è vorace predatore e con una densità di 15 esemplari per metro quadro, ha devastato ampie zone di barriera corallina.

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