La politica del caschetto
È la terza volta che alla convention dei veterani Hillary Clinton viene definita “la moglie di”. Non ce la fa più e sta per sbuffare: che sia un po’ stufa di Bill e ormai preferisca Barack? La questione tricologica domina la politica, le donne di potere internazionale vanno di caschetto corto. Ognuna a suo modo, ovviamente, da Hillary Clinton ad Angela Merkel fino alla new entry Theresa May, anche se tutte sembrano d’accordo sul fatto che il corto regala assertività e tutto sommato fa risparmiare tempo. Non soldi. Famose restano nella storia le 120 visite in un anno dal salone del parrucchiere fatte da Margaret Thatcher, inarrivabile nella ipnotica fissità della sua capigliatura. E oggi il non particolarmente dotato dal punto di vista pilifero François Hollande cerca di emularla assoldando un barbiere che intasca 10 mila euro al mese. Sì perché la nostra questione tricologica va oltre i generi, è trasversale al maschile e al femminile: non ancora pervenuta per esempio la cifra che il candidato Presidente repubblicano Doanld Trump impegna per mantenere la sua preziosa cofana, impalcatura misteriosa nella provenienza, ma di un deciso color arancione, liquidata dal presidente uscente Barack Obama con la battuta diventata virale: « L’arancione non è il nuovo nero » per togliere all’aspirante ogni illusione di essere pop. Qualche eccezione alla regola del corto di potere per la verità si trova perlopiù a casa nostra, Maria Elena Boschi, Virginia Raggi, Marianna Madia. Sarà un problema anche di età?
Umberto Bossi fa finta di dare un pugno al forza-italiota pugliese Rocco Palese. In realtà c’è uno a cui vorrebbe dare un pugno ma sul serio. Provate a indovinare chi è.