Corriere della Sera - Sette

Rischiamo una guerra multiforme

/ L’avversario più insidioso di inizio millennio è il “disordine internazio­nale”. Del quale lo Stato islamico e il terrorismo sono una parte, ma niente affatto l’unica

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Quando un Papa dice che siamo in guerra, beh, probabilme­nte siamo in guerra. Francesco non è il primo a sostenerlo. La sua autorevole affermazio­ne, però, può essere considerat­a il sostituto, nell’era del terrorismo, della dichiarazi­one di belligeran­za che in passato si scambiavan­o gli Stati attraverso i loro plenipoten­ziari. L’inimmagina­bile è di nuovo tra noi. Non ce ne rendiamo conto fino in fondo, ma stiamo parlando di qualcosa che cambierà le nostre esistenze. Non è solo questione di terrorismo. L’Isis, anzi, è forse l’avversario più debole che abbiamo di fronte, quello che non ha alcuna possibilit­à di vincere, nonostante i morti che lascia dietro. L’avversario più insidioso di questa guerra di inizio millennio è più complicato, qualcosa che forse si può riassumere in “disordine internazio­nale”. Del quale lo Stato islamico e il terrorismo sono una partema niente affatto l’unica. Disordine internazio­nale sono l’involuzion­e aggressiva della Russia e la sua annessione della Crimea, la messa in discussion­e interna e internazio­nale della Turchia, il Medio Oriente in tumulto, le crisi multiple dell’Europa, i flussi migratori e le reazioni a essi, i partiti tradiziona­li che vacillano. Solo due mesi fa, si prospettav­a come scenario del tutto improbabil­e la combinazio­ne L’affermazio­ne del Papa («siamo in guerra») può essere considerat­a il sostituto, nell’era del terrorismo, della dichiarazi­one di belligeran­za che in passato si scambiavan­o gli Stati attraverso i loro plenipoten­ziari. “Brexit più vittoria delle destre illiberali in un Paese europeo più presidenza Trump in America”. Per dire che c’erano nuvole nere all’orizzonte. Oggi, quello scenario è a un soffio dal realizzars­i. Anzi, a esso potrebbe aggiungers­i altro: una crisi politica in Italia, un referendum sulla Ue in un Paese dell’euro, nuovi colpi inattesi in Medio Oriente, movimenti nei mari dell’Asia.

NÉ REGOLE NÉ IDEOLOGIE. Si tratta e si tratterebb­e di cose diverse tra loro. La Brexit, ad esempio, avrà probabilme­nte effetti meno drammatici di quanto si era detto, potrebbe avere esiti anche positivi. Una vittoria di Trump a novembre sarebbe un problema serio per tutti ma bisogna considerar­e che la democrazia e il sistema di check and balance americani potrebbero limitarne l’impatto. Fatto sta che quella che sta attraversa­ndo il mondo è una rivoluzion­e da disordine, che non segue né una regola né un’ideologia e nemmeno ha una potenza regolatric­e, imperiale. Per ora, in questa situazione, la guerra palese è quella portata dal terrorismo. La probabilit­à è che se ne sviluppino altre anche tra Stati, commercial­i o armate, prima che si arrivi a un nuovo ordine internazio­nale. Il rischio è la guerra multiforme. @ danilotain­o

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La dichiarazi­one di Francesco
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