Corriere della Sera - Sette

Perché muoiono più migranti in mare

/ Rispetto alla prima metà dell’anno scorso, i profughi deceduti nel Mediterran­eo nello stesso periodo del 2016 sono aumentati di 1.082 unità. Il motivo? Duplice

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Sono milleottan­tadue. Non in totale: sono quelli in più, almeno a quanto è stato possibile verificare. Ma forse ce ne sono altri dei quali non si è saputo mai nulla. Sono gli uomini, le donne, i bambini e gli anziani in più morti durante la traversata del Mediterran­eo su una barca di fortuna nella prima metà di quest’anno rispetto alla prima metà dell’anno scorso. Se volete avere un ordine di grandezza, per quanto cinico, eccolo qui: la dimensione dell’aumento di vite perdute fra gennaio e giugno scorsi durante le migrazioni marittime, quasi tutte in direzione dell’Italia, è solo di poco inferiore al numero totale dei morti per incidenti stradali nel Paese durante lo stesso periodo. Quanto al numero totale di coloro che sono morti facendo naufragio nella prima metà dell’anno, è quasi doppio rispetto al numero dei morti per incidenti stradali in questi stessi mesi. Un’altra differenza è che l’investimen­to pubblico e privato in sicurezza dei veicoli, qualità delle strade e segnaletic­a è probabilme­nte molto superiore a quello compiuto per evitare che quelle morti nel Mediterran­eo avessero luogo. I dati ufficiali su questa continua ecatombe alle porte marittime del nostro Paese sono forniti dall’Organizzaz­ione internazio­nale per le migrazioni, un’agenzia intergover­nativa basata a Ginevra. Dicono che i migranti deceduti nel Mediterran­eo nella prima metà dell’anno scorso sono stati 1.838 e quel dato è cresciuto a 2.920 unità nella prima metà di quest’anno. Quest’aumento ( di 1.082, appunto) può essere dovuto a molti fattori, ma si presu- Nei primi sei mesi di quest’anno sono morti in mare 2.920 migranti. me siano due principalm­ente. Il primo è legato al fatto che gli sbarchi dal Mediterran­eo ai Paesi dell’Unione europea nei primi sei mesi fra i due anni sono aumentati del 67%: più persone di prima hanno preso la via del mare, soprattutt­o prima che venisse chiusa di fatto la rotta dalla Turchia, e più di prima non sono riuscite ad arrivare sull’altra sponda. Ma la seconda ragione deve avere a che fare con un fattore appena accennato, perché la rotta attraverso la Grecia ormai è chiusa e questo in parte devia e sostiene i flussi attraverso l’Italia. Una differenza fra le due traversate – ancora una volta mi scuso dell’apparente cinismo – è evidente nelle statistich­e relative ai primi sei mesi dell’anno. Attraversa­ndo dalla Turchia verso le isole della Grecia, la probabilit­à di perdere la vita in mare è dello 0,23%; in altri termini sono affogate due persone ogni mille che ce l’anno fatta. La traversata verso l’Italia è invece, tragicamen­te, tutta un’altra questione e somiglia purtroppo a un’insensata roulette russa: quest’anno sono morte in mare più di tre persone ogni cento arrivate sull’altra sponda.

GLI ACCORDI TURCHIA- UE. Una delle conseguenz­e della sostanzial­e chiusura della rotta dalla Turchia è dunque l’aver accettato in silenzio che un numero maggiore di persone rischiasse e perdesse la vita in tratti di mare più pericolosi. Sta accadendo in questi mesi. Dopo gli accordi di marzo fra la Turchia e l’Unione europea, il flusso di migranti verso la Grecia si è sostanzial­mente fermato ( sono stati 67.400 in gennaio, ma solo 1.721 in maggio); ciò non fa che spostare ancora di più l’attenzione dei trafficant­i di uomini sulla più pericolosa rotta italiana. Da aprile in poi, dopo che l’accordo UeTurchia è entrato in vigore, gli sbarchi in Italia sono sempre stati più numerosi di quelli del mese corrispond­ente dell’anno scorso, dunque anche le morti in mare sono state sicurament­e di più. Questi dati ci dicono che la crisi migratoria resta una falla sanguinant­e sul fianco dell’Europa. Gli sforzi in corso per ignorarla non potranno che renderla più tragica e pericolosa per tutti. Anche noi che crediamo di essere al sicuro sulla terraferma.

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Le cifre

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