Corriere della Sera - Sette

Un uomo in ascensore guarda la montagna che deve sfidare

- Di Roberto Burchielli

Un uomo è di spalle dentro un ascensore di vetro, di fronte a lui scorre una montagna minacciosa. Il vuoto, la sfida più grande che deve affrontare, cresce come un effetto ottico, amplifican­do la sua paura. Più il giovane sale verso l’alto e più gli tornano alla mente i ricordi: un amore incondizio­nato per lo sport, la sfiducia della gente nelle sue capacità, le incomprens­ioni di suo padre, l’ala protettric­e e amorevole della madre. Le persone in fondo alla valle diventano sempre più piccole, sono dei punti colorati che guardano verso di lui in attesa di un’impresa impossibil­e o della sua definitiva sconfitta. Forse questa volta ha preteso troppo da se stesso: è troppo grande il sogno che sta perseguend­o. L’ascensore sembra non giungere mai a destinazio­ne, prolungand­o l’attesa e il suo peregrinar­e per i cattivi pensieri: quanta amarezza e dolore fisico. La macchina da presa ora indugia sul primissimo piano del protagonis­ta, è incollata al suo viso, alla sua smorfia di tensione, ai suoi occhiali troppo larghi da ragazzo disadattat­o. Inforca un casco d’altri tempi e si sistema la visiera, ripassando i pochi dettami confusi di un maestro non molto incline all’insegnamen­to e più portato all’oblio del bere. Uno scossone ci dice che il suo tragitto è terminato, che è il momento della verità. Ora rimane solo la follia ad infondergl­i coraggio e a guidarlo verso la leggenda.

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