La Borsa del futuro
/ Si chiama Ltse e invece di puntare subito al profitto guarderà lontano
engineer (e blogger) della Silicon Valley. Un plurilaureato che, oltre a partecipare alla creazione di nuove startup, voleva anche cambiare la logica sulla quale queste imprese vengono costruite. Quando scrisse il suo saggio, alcuni amici che lo lessero prima della pubblicazione gli chiesero di buttare nel cestino il capitolo sulla creazione di un nuovo mercato alternativo: «Toglie credibilità alla tua analisi, ti fa sembrare un Peter Pan». Ma Ries ci credeva e ha deciso di correre il rischio. Ha avuto ragione lui anche se quella nella quale si è imbarcato è una “lunga marcia” il cui esito è tutt’altro che scontato. Le difficoltà legali e regolamentari sono enormi, ci vorranno altri anni per ottenere tutte le approvazioni necessarie dalla Sec, la Consob americana, l’agenzia federale che regola i mercati finanziari. Ma adesso c’è un progetto preciso, quello del Long term stock exchange. E c’è un quadro definito di regole innovative per sganciare gli amministratori dalla schiavitù dei conti trimestrali: potere di voto negli organi sociali spostato a favore degli investitori long term, stipendi e bonus dei manager tarati sui profitti realizzati in un arco temporale più ampio, maggiore trasparenza sulle strategie d’investimento. Ci sono, infine, cervelli, come l’ex capo dei servizi tecnologici della Casa Bianca Aneesh Chopra, che lavorano al progetto e c’è una trentina di investitori che lo sostiene, guidata da Marc Andreessen, una delle menti più lucide della Silicon Valley e un suo leader indiscusso. Ci vorrà tempo, ma il fatto che un’impresa del genere sia stata avviata può già contribuire a cambiare la cultura del mondo della finanza.