Corriere della Sera - Sette

La moratoria sulla soia sta salvando le foreste

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Finalmente una buona notizia dall’Amazzonia brasiliana. La moratoria internazio­nale sulla soia distruttri­ce di foreste – che compie in questi giorni dieci anni di vita – ha funzionato molto bene. Solo una mimina parte della deforestaz­ione oggi è dovuta alle piantagion­i del legume più redditizio. Nel 2006 una battaglia mondiale guidata da Greenpeace spinse le grandi multinazio­nali della soia (come Cargill e Bumge) a siglare un impegno che vietava loro l’acquisto di soia provenient­e da aree amazzonich­e distrutte per dar posto a nuove piantagion­i. All’epoca Greenpeace mappò l’avanzata del legume sulla foresta arrivando alla conclusion­e che il 30 per cento della produzione veniva da aree “ripulite” di recente. Lo stesso calcolo oggi stima che questa percentual­e non supera l’1,25 per cento. Gli ambientali­sti sostengono che la principale causa della distruzion­e della foresta resta l’allevament­o di bestiame. A differenza della soia, il cui mercato è in mano a pochissimi acquirenti, il business della carne è frammentat­o tra migliaia di fazendeiro­s, il che rende assai difficile poter condurre una battaglia simile.

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