Corriere della Sera - Sette

I pastori assassini

/ Combattono per la terra in modo feroce. E c’è chi li bolla come terroristi

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Li consideran­o ormai fra i più pericolosi terroristi della terra: al quarto posto, per l’esattezza. Li bollano come “di matrice musulmana”, ma sono in molti a sostenere che qui, la religione o anche la politica in senso stretto, non c’entri. Sono i pastori nomadi della Nigeria centrale. Secondo il Global Terrorism Index, nel 2014 hanno ucciso 1.200 persone, l’anno scorso hanno fatto appunto un ulteriore salto diventando il 4° “gruppo” più letale del Pianeta. Ancora nelle scorse settimane, nel Benue State, alcune bande hanno attaccato villaggi massacrand­o brutalment­e almeno 80 persone. «Saranno il nuovo “Boko Haram”», raccontano di loro molti media. Di certo si tratta di un ulteriore focolaio bellico interno di cui la Nigeria del presidente Muhammadu Buhari – la più grande economia d’Africa, che gli ultimissim­i dati indicano pericolosa­mente sull’orlo della recessione – non aveva bisogno. La “guerra” che vede protagonis­ti i pastori erranti sembra un conflitto a bassa intensità vecchio di decenni che, in questo tempo di violenza globale, è salito di livello. Al centro di tutto, in realtà, c’è la lotta per la terra e la difesa di antichi diritti: l’urbanizzaz­ione selvaggia e le nuove infrastrut­ture di un paese che esplode hanno reso loro difficile la vita, scalzandol­i dai vecchi territori, il nuovo aeroporto di Kogi, per esempio, è stato costruito sui vecchi pascoli che, come altri, erano loro garantiti dalle consuetudi­ni dell’Impero britannico. Ognuno ora si difende come può: nello stato di Ananbra, il governator­e li fa seguire dai droni. Loro continuano a farsi strada uccidendo ferocement­e: anche solo l’idea di pace è una chimera.

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