Corriere della Sera - Sette

Una calendula per ricordare i soldati delle guerre mondiali

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Il passato torna sempre. Magari con un fiore, per consolidar­e un ricordo. Torna anche quando è stato fatto molto per cercare di cancellarl­o, di dimenticar­lo. Come è accaduto ai soldati partiti da qualche sperduto villaggio dell’India per combattere due guerre mondiali sotto la Union Jack, la bandiera di Sua Maestà: un milione e mezzo per la Prima, due milioni e mezzo per la Seconda. Spazzati via dalla memoria collettiva perché, in realtà, arruolati come membri dell’Impero britannico, e quindi rimossi con tutto il resto del passato coloniale. Ma cento anni dopo una epica carica della cavalleria indiana, mandata a morire sulla Somme contro le mitragliat­rici tedesche, c’è chi ricomincia a chiedere giustizia. O almeno la legittimit­à del ricordo. I discendent­i di quei soldati, o di chi, quasi tre decenni dopo, perse la vita ad El Alamein. Così è partita la campagna India Remembers, che per prima cosa vuole tornare a parlare dei 160 mila soldati del Subcontine­nte che persero la vita nei due conflitti mondiali. E per riaprire le pagine di storia, propone di fare del 7 dicembre la giornata della memoria, e propone di adottare come simbolo un fiore importante per la cultura del Paese: la calendula, marigold in inglese (benché in India sia stato portata dai portoghesi). Per i suoi colori chiamata l’“erba del sole”, ma anche l’Oro di Mary (veniva posta dai cristiani sugli altari come offerta al posto delle monete), è metafora di purezza, e per questo utilizzato anche in tutte le festività hindu: ghirlande sono poste al collo degli ospiti in segno di rispetto e sulle porte delle case, oltre che intorno al collo degli sposi. Perfetto, insomma, come emblema nazionale delle commemoraz­ioni. Per i morti indiani dimenticat­i nelle guerre della Corona britannica sarebbe un bellissimo monumento.

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