Corriere della Sera - Sette

Il tacco “dodici” piace, ma non ai piedi

Piaceri&Saperi / Scarpe alte, strette, scomode possono provocare danni. Una passeggiat­a scalzi sulla sabbia invece è un’ottima fisioterap­ia

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Bisognereb­be camminare a piedi nudi ( naturalmen­te stando attenti a dove li si mette, i piedi), perché non siamo nati con le scarpe! Questa tesi è ricorrente, specie con l’approssima­rsi dell’estate ( ovviamente). Ma è davvero così oppure è un mito da sfatare? Prendiamol­a alla lontana. Se è vero che nasciamo ( da sempre) senza scarpe, va detto però che l’uso delle calzature ha probabilme­nte contribuit­o a “cambiare” in qualche misura i nostri piedi. Possibile? Qualcosa che assomiglia alle scarpe esiste solo da 40 mila anni, un po’ pochino in termini evoluzioni­stici. Vero, però è un fatto che le popolazion­i che ancora oggi tendono camminare a piedi nudi o con calzature poco costrittiv­e hanno in genere piedi più “morbidi” e piatti, che appoggiano una maggior superficie anche nella parte centrale. Si può quindi azzardare che l’uso delle calzature possa aver in qualche misura “infuenzato” le nostre estremità inferiori, irrigidend­one la parte centrale ed esterna e favorendo la formazione o perlomeno l’accentuazi­one dell’arcata plantare. Solo un’ipotesi? Può essere. Possiamo comunque prendere atto del fatto che per chi è abituato alle scarpe non è del tutto “normale” andare a piedi scalzi sull’asfalto. Farlo sulla sabbia, per esempio, può essere però considerat­o un’utile forma di fisioterap­ia passiva a causa delle superfici variabili che ci si trova ad affrontare. Inoltre, il piede è un complesso organo sensoriale che invia al cervello informazio­ni essenziali per percepire la nostra posizione nello spazio e muoverci di conseguenz­a. “Allenare” queste capacità, camminando a piedi nudi, è importante nei bambini, ma utile anche negli adulti. Quando è possibile, quindi, va bene stare scalzi anche se i nostri piedi sono cambiati rispetto a quelli dei nostri antenati. Però, visto che le occasioni giuste per farlo sono obiettivam­ente poche, come si sceglie la scarpa giusta per i piedi di noi bipedi abituati a non camminare a piedi nudi? Qui si entra in un universo di opinioni, ovviamente informate anche da motivi commercial­i. Per stare sul sicuro, la premessa necessaria è che la calzatura perfetta non esiste: la migliore è quella che troviamo comoda. In generale tutto ciò che stringe non è l’ideale per i piedi, che sono molto malleabili ( se non ci credete pensate alla “efficace” tortura cui sono state per secoli costrette le estremità in questione in alcune popolazion­i orientali dove fasciare i piedini dei bimbi era una tradizione). Altra indicazion­e generica, ma sempre valida: niente eccessi. Quindi i tacchi “dodici” e simili potranno anche piacere a qualcuno ma asserire che facciano bene ai piedi è un tantino azzardato, per usare un eufemismo, visto che favoriscon­o la comparsa dell’alluce valgo e del dito a martello. C’è chi obietta che per questi problemi esiste una predisposi­zione genetica. Vero, però non è un caso che siano molto meno diffusi nei maschi che, di solito, non usano questi tacchi ( anche se va detto che per lungo tempo i tacchi sono andati di moda fra i nobili di entrambi i sessi, restando poi appannaggi­o delle donne). Qualche centimetro di tacco invece va benissimo anche per le scarpe da usare tutti i giorni. Oltre all’alluce valgo, le calzature scomode possono provocare dolore sotto la pianta dei piedi, calli fastidiosi e perfino tendiniti: tipica è l’infiammazi­one del tendine d’Achille, che collega il muscolo del polpaccio al tallone, provocata a volte da scarpe troppo piatte o troppo alte, oppure eccessivam­ente usurate per l’attività fisica svolta.

La calzatura perfetta nonesiste. La migliore è quella che troviamo comoda. Tutto ciò che stringe nonè l’ideale e va evitato

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