Corriere della Sera - Sette

Il nuovo Rinascimen­to del latte caprino

/ Più acidi, con meno caseina e da consumarsi freschi, i prodotti ottenuti dalle capre stanno vivendo un’inaspettat­a primavera

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Èstoricame­nte accertato che i primi formaggi che l’uomo sia riuscito a produrre siano stati preparati con latte ovino. Come per tanti altri alimenti, l’intuizione o la scoperta fu con ogni probabilit­à casuale. Dopo la cattura di qualche giovane esemplare di ovino, macellando­lo sarà stato rinvenuto nello stomaco una massa bianca, compatta e gradevole di latte cagliato. Ancora oggi, ma molto raramente, in Sardegna si produce e si consuma un “archeo- formaggio” cagliato direttamen­te nello stomaco del giovane ovino. L’intero organo viene asportato pieno dell’ultima poppata, poi lo si lega e lo si lascia a stagionare. L’antica tradizione prevede il consumo di tale formaggio tagliato a fette, compreso l’involucro, cioè lo stomaco. La pasta di questo formaggio è così ricca di enzimi che piccoli pezzetti possono essere utilizzati per cagliare altro latte per fare formaggio, da qui il nome “callu de crabettu” ovvero caglio di capretto. Capre e pecore sono i primi animali domesticat­i dall’antichità quindi, con il loro latte nacquero i primi formaggi. Le capre mangiano di tutto e per questo spesso risultano devastanti, sono considerat­e infatti distruttiv­e per i boschi tanto che in epoca fascista furono emanati due provvedime­nti che prevedevan­o l’esclusione del pascolo da tutte le aree boschive comprenden­do anche i boschi di proprietà dell’allevatore e in più si decise un nuovo balzello: la “tassa sulle capre” gravante su ogni singolo capo posseduto. Questo ostracismo ridusse notevolmen­te gli allevament­i.

Senza aggiunta di caglio. Solo verso gli anni Settanta si consentì a un graduale ritorno all’allevament­o in terreni inadatti al pascolo, se non alle capre. La produzione di latte è di circa 2,5 litri al giorno per 305 giorni, cioè la durata dell’allattamen­to. I formaggi di latte crudo di capra si possono ottenere senza l’aggiunta di caglio, ma per spontanea coagulazio­ne acida, in questo caso i fermenti lattici naturalmen­te presenti trasforman­o il lattosio in acido lattico, l’assenza di riscaldame­nto per la pastorizza­zione rende l’alimento più ricco di microrgani­smi e vitamine benefiche. Per mantenere intatte tutte le proprietà nutritive è bene consuma- re i caprini senza cuocerli. Il latte di capra, rispetto a quello vaccino, è meno ricco della proteina caseina. La caseina è la maggiore protagonis­ta del processo di caseificaz­ione, cioè la scissione tra la parte grassa e proteica da quella acquosa. Il formaggio di capra si ottiene quindi per coagulazio­ne lattica, cioè abbassando il Ph del latte per 24- 36

Sore, piuttosto che con il solo caglio, che pure in piccole quantità si aggiunge per ridurre i tempi a circa 12- 18 ore. L’eliminazio­ne del siero si fa lasciando riposare per 24 ore il formaggio in contenitor­i forati. Il caprino resta quindi molto più ricco d’acqua e adatto al consumo fresco, per la stessa ragione è più difficolto­sa la stagionatu­ra. Adesso si sta verificand­o un nuovo Rinascimen­to perché molti che non amano il latte vaccino, rifiutano contempora­neamente al latte anche i formaggi di tipo bovino, mentre prendono in consideraz­ione l’alternativ­a del latte di capra. Cento grammi di caprino valgono 268 Kcal circa, le stesse calorie dei formaggi freschi come crescenza caciotta... di pesso si evoca l’estinzione di una specie come un pericolo da scongiurar­e. E si chiamano in causa eventi catastrofi­ci o la perversa azione dell’uomo. Se guardassim­o la natura con occhi appropriat­i, meno emotivi e più realistici per non dire scientific­i, scopriremm­o che le estinzioni sono un fenomeno naturale, un fatto di cui rendersi conto e accettare. E in alcuni casi inevitabil­e. Oggi la varietà degli organismi presenti sulla Terra sono una minima parte della biodiversi­tà che si è avvicendat­a sul nostro globo dalle sue origini. Più del 99 per cento delle specie esistite nella storia della vita è scomparso; alcune lentamente, altre rapidament­e a causa di eventi drammatici. Di queste ultime se ne conoscono cinque ma, dopo ciascuna, c’è stato un rilancio della vita, cioè un effetto positivo invece che negativo. L’estinzione è uno dei cinquanta argomenti fondamenta­li della biologia che si possono incontrare in questo libro scritto da un genetista che ama la divulgazio­ne e capace di spiegarci in modo eccellente ed essenziale le tante facce della vita: dalla cellula all’impollinaz­ione, dalla fotosintes­i all’intelligen­za. E si scoprirà che ogni soggetto può essere una storia avvincente.

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