Corriere della Sera - Sette

C’era una volta il West, quello vero

Del Corriere Seconda uscita delle storie dedicate a ranger & C

- Di Peppe Aquaro

Brutti, sporchi e cattivi. E fin qui siamo nel più classico dei cliché cinematogr­afici. Poi, si scopre davvero che lo sceriffo immacolato, il cowboy tutto d’un pezzo, e la maestrina religiosis­sima pronta a redimere pistoleri e prostitute del West nel nome del Signore, non sono altro che degli stereotipi. Delle bugie da fiction, insomma, nate, cresciute e rinforzate­si grazie anche ai personaggi interpreta­ti da JohnWayne. A dirci che Babbo NataleWest­ern ( come l’abbiamo sempre desiderato e conosciuto) non esiste, è Mario Raciti, giovane scrittore catanese autore di Piombo, polvere e sangue. La violenza nella storia del West, 1848- 1900, edito in queste ultime settimane da Villaggio Maori edizioni. « Ho fatto una ricerca storica, basandomi su dati precisi e documenti indiscutib­ili » , spiega l’appassiona­to dell’epopea del western, quella dei classici della narrativa dedicata alla conquista della mitica Frontiera. Parliamo di romanzi come Il Forte della vendetta di Lewys Biford Patten, o diOmbre sul fiume di Robert MacLeod, giusto per citare alcuni dei capolavori presenti inWestern Stories, la collana del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport, in edicola dallo scorso 2 agosto. La prima delle trenta uscite è Il ranger del Texas, scritto da Zane Grey, nel quale l’autore si diverte, potremmo dire, ad essere di parte: ricamando a volontà intorno ad un periodo aureo dell’America, destinato a scomparire per sempre. Diversamen­te, con Ernest James Haycox, de Il mucchio selvaggio - insieme al Corriere dal prossimo 9 agosto a 5,90 euro, escluso il costo del quotidiano - troviamo un West più realistico, senza orpelli, dove, persino il paesaggio è inospitale. Frank Goodnight, il protagonis­ta del libro di Haycox, si muove tra strisce infinite di deserto e i monti Owlhorns. « Il paesaggio è la componente fondamenta­le del West: canyon, fiumi e montagne sono luoghi avversi e rappresent­ano nascondigl­i ideali per i banditi » , spiega Raciti. Ed ancora: la solitudine del cowboy, uomo forte, di poche parole, e al quale poteva capitare di non incontrare anima viva per giorni e giorni di cammino, viene smitizzata: « Vento e silenzio non erano di certo degli ottimi compagni di viaggio: non furono rari, infatti, i casi di pazzia e depression­e lungo il cammino che portava verso il West » , aggiunge l’autore siciliano. Che ne ha anche per le città del bestiame, veri e propri ricettacol­i di violenza. Tornando ad Il mucchio selvaggio, Haycox è molto efficace nel descrivere Sherman City, la cittadina di frontiera punto d’arrivo del protagonis­ta del racconto, pronto a farsi coinvolger­e nella lotta tra bande proprietar­ie di bestiame. Sherman City non è altro che uno dei tanti capolinea - i cui nomi nella realtà erano Abilene, Dodge City, Wichita e Caldwell - dove veniva venduto il bestiame che sarebbe partito in treno verso i mattatoi del Nord. « Si trattava di villaggi come ce n’erano molti nel West, con la classica strada che li attraversa­va, la stazione, i recinti per i bovini, e l’immancabil­e saloon » , racconta Raciti. Da queste parti, i duelli erano all’ordine del giorno. Anche se lontani anni luce dai regolament­i a pistoletta­te dei film: duellanti che si guardano negli occhi, e la mano pronta ad impugnare la pistola, mentre il tempo sembra non passare mai. « La sparatoria all’O. K. Corral? Durò in tutto trenta secondi, e ci si sparò a soli due metri di distanza » , conclude Raciti. Tutto il resto è leggenda. Quando però ad alimentarl­a è uno scrittore come Haycox, osannato da colleghi del calibro di Gertrude Stein ed Ernest Hemingway, verità e finzione possono tranquilla­mente continuare a galoppare insieme alla conquista del West.

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