Corriere della Sera - Sette

Gnomi e rane in Alta Val Seriana

/ Letteratur­a e cinema hanno capito che l’infanzia crea i nostri miti. E anche io ho un legame speciale e ininterrot­to con la natura esplorata da piccolo

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Buongiorno, Beppe! Dopo sette anni che non tornavo, sono finalmente salito a Dorga (Alta Val Seriana, provincia di Bergamo). Sarà che la prima volta che sono venuto avevo 2 mesi, sarà che per 24 anni l’estate non era estate senza una sosta sotto la Presolana, ma mi sono commosso. In vita mia ho apprezzato i paesaggi tedeschi, la natura e la sauna finlandese, l’ospitalità rarefatta del Giappone, l’aria salmastra della Bretagna - eppure Dorga non perde il suo fascino. Perché?, mi domandavo. Poi ho capito. Quando ero piccolo, il mio libro preferito era “Gnomo Mago e l’acqua della felicità”, di Tony Wolf. Racconta di un gruppo di amici (gnomi, una rana, perfino una talpa!) che girano il mondo alla ricerca della fonte della felicità. Tra mille peripezie, assaggiano tante acque buone; ma bevono l’acqua della felicità solo quando, senza accorgerse­ne, raggiungon­o il bosco dietro casa. Oggi mi sento come loro. Buona giornata e buon Ferragosto a tutti i lettori del Corriere della Sera.

Federico Rossi fedegringo­85@hotmail.com

A nome di uomini, donne, gnomi e rane, dico: bravo Federico. Letteratur­a e cinema - da Cesare Pavese a Karl Ove Knausgård, da Federico Fellini a Ingmar Bergman - hanno capito che l’infanzia e l’adolescenz­a creano i nostri miti, segnano le nostre scelte, scivolano nei nostri sogni. La tua lettera mi ha colpito perché con Dorga, Bratto e Castione ho lo stesso rapporto, per gli stessi motivi; ma io non ho mai smesso d’andarci. Mi hanno portato papà e mamma a sei mesi, io ho portato loro molti anni dopo, mia moglie e mio figlio hanno conosciuto quei posti e se ne sono innamorati. Tutto è cominciato nelle estati degli anni Sessanta ( estati lunghissim­e, oggi sono così lunghe). Sui pratoni del Monte Pora e sotto la Presolana – premonizio­ne dolomitica nelle Prealpi – sono stato bambino, adolescent­e, esplorator­e di torrenti, costruttor­e di case sugli alberi, capobanda ( se, crescendo, non ho mai inseguito cariche è perché, tra i dieci e i quattordic­i anni, ho comandato abbastanza). Oggi, ogni volta che torno, il profilo di una montagna, l’inclinazio­ne di un prato o un profumo mi prende alla sprovvista e mi emoziona. Una bella lettrice novantenne mi ha detto, giorni fa: “Gli alberi si guardano in modo diverso, da giovani e da vecchi”. Credo abbia ragione.

Il ruolo delle forze di polizia

Caro Severgnini, un anno intenso, ma in provincia l’Italia è immutabile. La Spezia, capitolo “Mare & Spiagge”. IPOLEGALIT­À: (1) Inondazion­e di falsi sulle spiagge, quest’anno vanno borse, scarpe, orologi. In ribasso le polo (2) Parcheggi presidiati da improbabil­i richiedent­i asilo (3) Servizio di ordine pubblico? Forse dovremmo cercarlo su Rai 3 ‘Chi l’ha visto?’ IPERLEGALI­TÀ: (1) Il gestore di uno stabilimen­to balneare s’è visto notificare un verbale (salato), per aver esposto quadri di un pittore locale (2) Le solite quattro polizie in mare, ognuna con imbarcazio­ne diversa, e in aggiunta un fantomatic­o “Consolato del Mare”. Conosca la risposta: le diverse polizie hanno compiti diversi! Passi per GdF e Guardia Costiera, ma Polizia e Carabinier­i? Non è che presidiare spiagge sia meno piacevole che andar per mare sottocosta?

Stefano Chiatti chiattis@libero.it Caro Chiatti, in attesa di una lettera da ciascuna delle forze di polizia, che ci spiegherà l’importanza del proprio ruolo e la necessità del pattugliam­ento congiunto, accetti i miei compliment­i: la distinzion­e tra “ipolegalit­à” e “iperlegali­tà” riassume la condizione mentale nazionale ( non solo sulle spiagge, non solo d’estate). Ci sono comportame­nti che tolleriamo sfacciatam­ente ( talvolta, pericolosa­mente); altri che fanno scattare reazioni sproporzio­nate ( spesso, ipocrite). I titolari degli esercizi pubblici vengono perseguita­ti dalla Siae o con la scusa dei diritti d’autore se mettono un po’ di musica. Se poi servono alcolici ai minorenni, si chiude un occhio, no? Gli automobili­sti vengono puniti con limiti di velocità spesso assurdi ( trappole predispost­e dai Comuni per far cassa). Ma la Polizia Urbana – dovunque – ignora l’uso del telefono alla guida: quello sì, pericolosi­ssimo. Giorni fa un idiota profession­ale, guidando a 15 km/ ora, ha creato la coda sulla rampa che, da viale Forlanini, porta sulla Tangenzial­e Est di Milano. Superandol­o, ho visto che stava messaggian­do, felice e sorridente. La strada, nemmeno la guardava. Ecco: se almeno una delle cinque forze di polizia citate volesse intervenir­e in casi così, le saremmo grati. Ma sì, anche il Consolato del Mare.

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