Il sacchetto dove lo metto?
/ Nei piccoli Comuni, per i vacanzieri l’estate si trasforma in un percorso a ostacoli nella gestione differenziata dell’immondizia. Un’esperienza spesso indimenticabile
Non c’è momento dell’anno come le ferie di agosto in cui si possa apprezzare meglio quanto l’immondizia sia e sempre più sarà il cruciale problema del nostro tempo. Eh sì, perché trasferirsi per qualche settimana in un paesino sul mare, in collina o in montagna, d’inverno abitato da poche migliaia di anime e d’estate trasformato in una metropoli affollata da orde indisciplinate di cittadini in vacanza, è davvero un’esperienza indimenticabile dal punto di vista igienico, in grado di oscurare perfino la saga della sindaca Raggi, già sotto l’assedio dei rifiuti capitolini. Per prima cosa bisogna prendere conoscenza delle nuove tavole dei comandamenti della differenziata, ovviamente molto diverse da quelle che hai lasciato in città. Si tratta in genere di un quadro sinottico e a colori molto complesso, tipo foglio Excel, dal quale incrociando ascisse e coordinata si può dedurre in che giorno della settimana, e talvolta perfino in che ora, devi mettere fuori l’umido e in che giorno il secco, e quando, molto più di rado, tocca alla carta, alla plastica, al vetro, eccetera. Queste informazioni sono vitali perché in tutti gli altri giorni, esclusi quelli consentiti, l’umido, il secco, la carta, la plastica e il vetro te li devi tenere in casa. Il che, al quarto piano di un condominio urbano, è ancora fattibile, ma al piano terra di una casa circondata da campagna o vicina a una spiaggia o più semplicemente a contatto con la natura, diventa un’irresistibile attrazione per l’indesiderato resto del creato, dalle formiche ai topi, dalle volpi agli scarafaggi. Una volta approvvigionato di insetticidi e veleni per roditori, il tuo livello di sopportazione dipenderà in ogni caso da quanti giorni dovrai ospitare nella tua cucina ciò che, per un naturale processo di decomposizione, tende rapidamente a puzzare. Se sei fortunato e sei capitato in un comune con le finanze benestanti, dunque in grado di pagare il personale necessario a fare la raccolta porta a porta di frequente, allora può capitarti che si prendano l’umido anche tre volte a settimana. E se no, almeno c’è un posto dove scaricarlo quando è troppo. Ma se il comune è piccolo e povero, e passano una sola volta alla settimana, e non c’è alternativa consentita che non sia tenersi l’immondizia sotto il letto, allora sono guai seri. Anche perché i sacchetti dedicati allo scopo sono minuscoli, e centrarli con la buccia di banana o con il resto di un’insalata di tonno è sommamente difficile, e inoltre non rapido, perché di solito li si tiene fuori casa perché puzzano e dunque devi vagare nel giardino con l’osso d’oliva in mano prima di capire dove diamine i figli hanno messo il secchio. Inoltre, ovviamente, i sacchetti sono riciclabili, dunque si strappano con grande facilità, dunque vanno maneggiati con cura. E per colmo di sadismo sono impudicamente trasparenti – al fine di consentire alle autorità di verificare con un solo colpo d’occhio se li hai riempiti dei rifiuti giusti o hai imbrogliato – per cui tutti in bella mostra fuori dalle porte nel fatidico giorno della raccolta costituiscono un’impressionante testimonianza della bruttura umana, in grado di lordare anche il più fantastico dei panorami naturali.
IPOTESI DEI RAID NOTTURNI. Si racconta anche – ma tendo a non crederci – che taluno tra i vacanzieri, esasperato da questo inferno, si aggiri nottetempo con i sacchetti in auto per lasciarli alla chetichella e illegalmente in qualche angolo, senza essere visto, pur di riconquistare temporaneamente l’agibilità dell’appartamento e con esso uno degli aspetti cruciali del riposo estivo. È l’ultimo atto di disperazione di chi è ormai convinto, come me del resto, che l’unica, vera vacanza sarebbe non fare la differenziata per due settimane l’anno.