Corriere della Sera - Sette

L’anello di Lessing come prova di tolleranza

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Nathan il Saggio di Lessing è uno straordina­rio inno alla tolleranza e uno dei più efficaci antidoti contro il fanatismo dilagante. Pubblicato nel 1779, il dramma in cinque atti ( che introdurrà nella letteratur­a tedesca il pentametro giambico, verso classico usato da Shakespear­e) – pur intreccian­do le vicende di un coraggioso cristiano e di una bella ebrea, che alla fine scoprono di essere entrambi figli di Assad, fratello del Saladino – trova il suo apice nel dialogo tra Nathan e il Saladino. Nathan, con la sua saggezza, smentisce i luoghi comuni attribuiti agli ebrei: è generoso ( dà « senza mettersi in mostra » ) , è tollerante ( « Ebreo, cristiano/ musulmano e parsi per lui sono/ tutt’uno » II, 2, p. 89) e perdona i crociati che hanno sterminato la sua famiglia ( « a Gath i cristiani sterminaro­no/ tutti

Saladino. […] Tu che sei/ così saggio dimmi […]/ qual è la fede, qual è per te la legge/ più convincent­e di ogni altra?/ Nathan. Sultano,/ io sono ebreo./ Saladino. E io sono musulmano./ E fra noi c’è il cristiano. – Ma di queste/ tre religioni una sola può esser vera […]/. Nathan. Cosa vuole il sultano? Ero pronto/ a dargli del denaro, e vuole la verità!/ E la vuole così – così spiccia e sonante –/ come se fosse una moneta »

gli ebrei […]/ e che fra essi c’erano mia moglie/ e sette figli pieni di speranze » IV, 7, p. 237). E anche il Saladino – mitico sultano musulmano ( 1138- 1193), che Dante colloca tra i savi e gli eroi antichi ( Inferno, IV) – viene presentato come un sovrano molto prodigo ( « Coi poveri è generoso quanto Saladino » II, 2, p. 89), che conosce bene la forza distruttiv­a del denaro ( « I meschini, i maledetti soldi! » II, 1, p. 77). Così nel III atto, proprio nel cuore del dramma, il nobile saracino chiede quale delle tre religioni ( cristiana, ebraica e musulmana) sia quella vera. Ma Nathan non affronta direttamen­te l’insidiosa domanda: racconta, invece, una novella in cui, per analogia, si ribadisce che nessun essere umano potrà mai rispondere a questa questione. Un tempo, infatti, viveva un uomo che possedeva un anello, con una pietra molto preziosa, che veniva lasciato in eredità « al suo figlio più amato » per farlo « signore del casato » : « E l’anello così, di figlio in figlio,/ giunse alla fine a un padre di tre figli./ Tutti e tre gli ubbidivano ugualmen- te/ ed egli, non poteva farne a meno,/ li amava tutti nello stesso modo » . Allora, per non mortificar­li, fece costruire da un orafo due copie perfettame­nte uguali e così, poco prima di morire, « chiama i figli/ uno per uno, impartisce a tutti e tre/ la sua benedizion­e, a tutti e tre dona l’anello » . Ma i figli, rivendican­do ognuno la legittima eredità, si recano da un giudice che, al posto di emettere una sentenza, offre loro un consiglio: « accettate le cose come stanno./ Ognuno ebbe l’anello da suo padre:/ ognuno sia sicuro che esso è autentico./ Vostro padre, forse, non era più disposto/ a tollerare ancora in casa sua/ la tirannia di un solo anello […]. Ognuno faccia a gara/ per dimostrare alla luce del giorno/ la virtù della pietra nel suo anello » ( III, 7, pp. 155- 163). Lessing si spinge ancora più avanti della famosa novella delle « tre anella » narrata da Boccaccio nel Decameron ( I- 3): qui è Dio stesso che non vuole più « la tirannia di un solo anello » . Per Nathan, insomma, le religioni non sono vere o false, ma utili o dannose all’umanità. E solo quelle che, nel rispetto degli altri culti, sapranno favorire l’amore per il prossimo potranno vincere la “gara”, mostrando così l’“autenticit­à” del proprio anello. di Roberto Burchielli

 ??  ?? Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781), Nathan il Saggio, con testo a fronte, introduzio­ne di Emilio Bonfatti, traduzione e note di Andrea Casalegno, Garzanti, [III, 5-6], pp. 149-151.
Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781), Nathan il Saggio, con testo a fronte, introduzio­ne di Emilio Bonfatti, traduzione e note di Andrea Casalegno, Garzanti, [III, 5-6], pp. 149-151.
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