Corriere della Sera - Sette

«Il Psi ha tenuto unita l’Italia, prima di diventare un tram chiamato desiderio»

- Di Francesco Battistini

Il Partito Socialista Italiano visto da Rino Formica /1

In alto, una caricatura di Pierre-Joseph Proudhon. Qui sopra, una tessera del Partito Socialista Italiano. Nel tondo, Rino Formica. A destra, i partecipan­ti al decimo congresso del Partito Socialista Italiano, che si è svolto nel 1908. Nel gruppo sono presenti Filippo Turati, Anna Kuliscioff, Gaetano Salvemini, Argentina Altobelli, Linda Malnati, Antonio Graziadei, Girolamo Gatti, Angiolo Cabrini.

Che fame, compagni. Sul torpedone fa un caldo cane. E il viaggio dalle Puglie al congresso di Roma è ancora lungo: due giorni di buche nell’asfalto, di soste pipì per osterie senza cibo, semiassi scassati nella polvere del 1945, strade devastate dagli ultimi mesi di guerra. Il pullman avanza più lento del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo. Sfranti, i giovani socialisti rumoreggia­no dai sedili in fondo: « Abbiamo fame! » , invocano spazientit­i: « Chi ha portato da mangiare? » . Nelle file davanti il delegato di Bari, Salvatore Formica detto Rino, 18 anni, futuro cassiere del Psi, tiene ben strette le borse del partito: ha convinto la madre d’un ricco iscritto a preparare un po’ di polli imbottiti con l’uvetta e le rigaglie, ma a sua volta s’è accorto che la strada fino al Planetario è tanta ed è meglio conservare le scorte un altro po’. « Rino, caccia i polli! » , gli gridano da dietro. « Aspettate, aspettate, che poi non abbiamo più niente da mangiare! » , li placa Formica che con quel nome, scriverà un giorno Il Mondo raccontand­o l’episodio, è già predestina­to a non essere una cicala. Insomma: i polli rimangono nelle sporte fino a Roma. E quando Rino il temporeggi­atore

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Storia secolare
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