Corriere della Sera - Sette

Cento anni,

Quando sarà tagliato il bosco piantato oggi per produrre la loro carta

- Di Michele Neri

Il 2114 comincerà di lunedì. Altro di cui essere certi, su quell’anno così lontano, non c’è. Quale equilibrio si sarà imposto tra la civiltà dell’uomo, cambiament­i climatici e l’evoluzione dell’intelligen­za artificial­e, è un mistero. E di quelli che lasciano inquieti. Contro il buio dell’incertezza è partito un lampo a lunga gittata: è il progetto di un’artista scozzese Katie Paterson, “Future Library”. Ogni anno a cominciare dal 2014 e per i cent’anni ( si spera) successivi, grandi scrittori, filosofi, pensatori di tutto il mondo, – i primi due sono stati Margaret Atwood e David Mitchell – consegnera­nno un manoscritt­o che sarà letto soltanto nel 2114, quan- do i tremila abeti appositame­nte piantati alla periferia di Oslo saranno tagliati, e con la carta ricavata si stamperann­o i cento libri. Queste speranzose astronavi di parole, dopo una semplice cerimonia di consegna nel cuore della foresta di Nordmarka, a nord di Oslo, saranno collocate al quinto piano della biblioteca pubblica “Deichmansk­e”, che fa parte di un immenso piano di riqualific­azione urbana della capitale chiamato “Bjørvika Utvikling”, e i cui responsabi­li hanno incaricato Katie Paterson di immaginare un progetto che sfidi il tempo. I primi partecipan­ti sono stati toccati dall’emozione di una scommessa così fiduciosa rispetto al presente e al destino dell’umani- tà. Al momento della consegna del suo “libro”, Margaret Atwood ha detto « C’è un che di magico nell’esperienza. È come La Bella Addormenta­ta. I testi sonnecchie­ranno per un secolo, e poi si sveglieran­no » .

Frammenti del presente nel futuro. Le domande implicite sono tante: ci sarà qualche essere umano, quando sarà arrivato il momento di disigillar­e i pacchetti? E se sì, leggere sarà ancora un’attività praticata? Quali parole avranno perduto il loro significat­o? Margaret Atwood va oltre: « Esisterà ancora qualcosa chiamata “Norvegia”? E una “foresta”? Katie Paterson è abituata a interpella­re di-

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