Gian Luca Bauzano
Una mostra “effetto” Grand Tour, il conflittuale ma proficuo rapporto
Fisarmoniche colorate in movimento sospese dal soffitto si riflettono sui cristalli delle pareti della Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi. In mostra strumenti musicali? Tutt’altro, una teoria di abiti Pleats Please di Issey Miyake, protagonisti di Making Things, omaggio al designer nipponico. Siamo nel 1998 l’evento fa sì che l’arte, tra le mura di una fondazione a essa votata, dialoghi “spudoratamente” con la moda. In quegli stessi anni la Biennale di Venezia ( 1995, edizione del centenario), su invito del suo direttore Jean Clair accoglie Roberto Capucci e 12 suoi nuovi abiti scultura, immaginarie concrezioni minerali in taffetà. Scoppia lo scandalo: legioni di pittori- scultori- architetti in formazione “a testuggine” si schierano contro il creatore capitolino. Perché mai uno “stilista” fa bella mostra di sé nel tempio dell’avanguardia artistica? Esito della battaglia? Roboante cassa di risonanza per il sarto romano e per lo “spinoso” tema: la moda è una forma d’arte o gli abiti solo un tramite per coprirsi? Firenze, 1996: una nuova Biennale. Tema RILEGGENDO MARILYN 1958, Ferragamo “rilegge” lo storico décolleté creato per Marilyn, con il modello “Tirassegno” in camoscio (a destra); le applicazioni circolari in capretto derivano dagli studi su forme concentriche di Kenneth Noland (a sinistra, “Untitled”, 1958, acrilico su tela). programmatico? Lo scambio tra arti visive ( design, architettura, cinema...) e la moda: coinvolti 40 nomi internazionali delle arti e 38 stilisti di fama mondiale. Il debutto ha come tema paradigma: Il Tempo e la Moda. Ottima l’iniziativa, ma difficile la gestione. Si conclude dopo solo un secondo capitolo dedicato al dialogo con il cinema.
Nuovi punti di vista. Dissolvenza. Vent’anni dopo cosa è cambiato? Molto, moltissimo. La moda ha conquistato un ruolo all’interno dei musei, non solo con le collezioni di abiti storici. Si indaga, si analizza, si esplora l’iter creativo di stilisti in grado di rivoluzionare i codici del vestire e della quotidianità. Savage Beauty il titolo della monografica su Alexander McQueen, organizzata nel 2011 dal Metropolitan Museum di New York. Un trionfo. Replicato nel 2015 quando è stata riallestita al Victoria& Albert Museum di Londra: l’affluenza oceanica di visitatori negli ultimi weekend di apertura ha costretto il museo a restare aperto 24 ore su
24 per soddisfare le richieste.