L’oro bianco per le vertebre di Moby Dick
Piaceri&Saperi / Dall’Altissimo delle Apuane al Chianti, l’arte contemporanea dissemina le sue tracce fra le molte anime della Toscana
Le anime della Toscana sono tante, e le Apuane e poi le colline del Chianti riassumono la vocazione naturale, anche geologica, di questa terra per l’arte. L’Altissimo è una vetta di quelle Alpi che custodisce in sé la preziosità del marmo purissimo, quello che hanno potuto lavorare scultori come Moore ma anche i tre giovani finalisti al Premio Henraux di quest’anno, società che, nell’Ottocento, possedeva sopra Serravezza un centinaio di cave, via via dismesse fino a conservarne oggi cinque. L’inglese Mat Chivers ha elaborato una scultura optical intarsiando bianco e nero, il belga Kim De Ruysscher ha realizzato un canotto semisgonfio sfruttando abilmente una bellissima venatura grigia
PROSECUZIONI
A sinistra, Daniele Guidugli vincitore della III edizione del Premio Henraux con Qui a lato, l’installazione video di Isaac Julien al Castello di Volpaia. Sotto, le cave dell’Altissimo.
del marmo, e Daniele Guidugli ( risultato il vincitore) ha presentato cinque vertebre di Moby Dick, animale mitico che sposa un altro mito, quello di queste montagne del Versiliese. Già nel 1513 contese da Genova, Firenze, Lucca e Pisa, essendo punto di passaggio strategico. Salito al soglio Leone X de’ Medici esse furono assegnate alla Casata fiorentina, che aveva grandi progetti, tra cui far rivestire l’esterno della chiesa di San Lorenzo ( opera del Brunelleschi) con marmi di pregio ( ma la facciata restò incompiuta). Chiamarono Michelangelo, che però già si approvvigionava in quel di Carrara da Guiscardo Malaspina obbligandolo a servirsi qui all’Altissimo, dove all’epoca non c’era ancora una strada. Il primo blocco lo scelse il Giambologna dopo la metà del Cinquecento e quando passò da Serravezza fu festa popolare, con scampanìo e scoppi di archibugi. Pare che gli schiamazzi si sentissero fino a Carrara, la grande rivale nell’estrazione e nella lavorazione del marmo. I blocchi che Michelangelo scelse lì prima di andarsene a Serravezza rimasero fermi sulla banchina: nessuno dei carrarini gli trasportò il carico, così dovette ricor-