Con il nastro rosa
Un labirinto tra Apparenza ed Evanescenza sembra disperdere la realtà vera. Come andrà a finire? Lo scopriremo solo vivendo
tobus. Quattro giorni dopo, il 27 giugno, è Ustica: non c’è bisogno di aggiungere altro. Anche perché, da allora, la parola Ustica richiama soprattutto la strage del volo Itavia e non i panorami di una delle più belle isole del Mediterraneo. Il 2 agosto è la strage della stazione di Bologna, rappresentata dall’immagine dell’orologio fermo alle 10.25 in un’istantanea di morte. Il 23 novembre è terremoto in Irpinia e l’ 8 dicembre l’assassinio di John Lennon sembra chiudere di schianto il decennio Sessanta/ Settanta. Riflettendo, ci si rende conto fin troppo bene di quanto eventi di ieri allunghino le loro ombre irrisolte fino alla nostra quotidianità. Eppure, allora nel 1980, la deriva spinge inevitabilmente verso la coppia consolare di Apparenza e Evanescenza. Per cui tutto si colora in pastello, con il trionfo del verde, del celestino, del rosa. Il rosa, poi, domina il 1980 quasi inconsapevolmente: Umberto Eco pubblica Il nome della rosa. Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus è il motto nominalista a chiusura del romanzo ( La rosa primigenia [ ormai] esiste [ soltanto] in quanto nome, noi possediamo nudi nomi) tanto più azzeccato se riferito proprio al decennio aperto quell’anno: non possiamo cogliere l’essenza delle cose, anche perché, alla fine, di quelle cose resta solamente il nome. È una semplificazione, mi rendo conto: ma è sintomatica, se riferita al dilagare dell’effimero negli Ottanta. Come se non bastasse, vira al rosa anche la coppia Mogol Battisti, con un successo del loro periodo finale: Con il nastro rosa. Forse questo titolo dice poco a molti, anche perché nato come lato B di Una giornata uggiosa, senz’altro titolo più noto. Così come anche la strofa, se riletta, sa di familiare, ma non troppo: « Un giorno che avevo rotto col passato / quando già credevo d’esserci riuscito / son caduto. / Una frase sciocca un volgare Lucio Battisti (1943-1998): nella sua carriera ha venduto 25 milioni di dischi.
doppio senso / mi hanno allarmato non è come io la penso / ma il sentimento era già un po’ troppo denso / e son restato » . « L’apparenza inganna » sembra dire Mogol cantato da Battisti, all’inizio del decennio dell’Apparenza. Il ritornello è diventato proverbiale: « Chissà, chissà chi sei / chissà che sarai / chissà che sarà di noi / lo scopriremo solo vivendo » . Il finale del sodalizio Mogol Battisti regala ancora un successo entrato nei modi di dire, tra le perplessità di un maschio oramai spodestato dal ruolo del predatore. Oramai ridotto a preda, spaventato si chiede: « Comunque adesso ho un po’ paura / ora che quest’avventura / sta diventando una storia vera / spero tanto tu sia sincera! » . È il mondo degli Ottanta oramai capovolto, con lei nel ruolo di lui, nel segno dell’edonismo paritario, perché unisex. Quel mondo traghetta molte delle sue caratteristiche nei nostri domani e chi allora si faceva domande sul futuro, aveva la risposta Con il nastro rosa: « Chissà che sarà di noi / lo scopriremo solo vivendo » .