Decidiamo con coraggio
AFerragosto, per allietarci, il Wall Street Journal scriveva un’articolata analisi in cui smentiva tutte le rassicurazioni del ministro Padoan e dipingeva l’Italia come un bubbone maturo per esplodere. In epoca di iperboli, nemmeno un giornale in austero gessato si astiene dal terrorismo psicologico. In tale scenario, scriveva, il referendum d’autunno sulle riforme è più importante della stessa Brexit. Sarà. Ne abbiamo ascoltate e lette tali e tante sul voto britannico, da aver imparato che l’unica certezza è racchiusa in una canzone di Lucio Battisti: « Lo scopriremo solo vivendo » . Fortunatamente, l’autorevole quotidiano economico non va a ruba nelle edicole adiacenti le spiagge e una settimana senza l’angoscia di sentirsi kamikaze pronti a far esplodere l’economia mondiale si è potuta trascorrere. Abbiamo così discorso di burkini, di Grillo sugli yacht, di lacrime nelle piscine olimpiche. E via, l’estate è andata. Ma la ricreazione è già finita, e allora cosa dobbiamo aspettarci per l’autunno? Non c’è dubbio che tutto ruoterà attorno al referendum. Qualsiasi altra decisione, da qui ad allora, non sarà quella giusta ma quella necessaria a orientare il voto. Gli appelli a valutare i contenuti delle riforme, è evidente, non fanno nemmeno levare un sopracciglio. Nel nostro Paese si leggono solo prese di posizione politiche: chi dice “no” è per mandare a casa il governo; chi dice “sì” se ne vergogna, perché oggi Renzi e la Boschi, un tempo trendy, sono diventati cheap, e allora, come nella Prima repubblica, si precisa che la riforma è brutta ma la si vota turandosi il naso. All’estero, nel solco del WSJ si erano già incamminati molti giornali: per lo spagnolo El País « l’Italia è la nuova malata d’Europa che potrebbe ritrascinare il continente nella crisi » ; il New York Times analizza gli scenari del dopo- referendum e, nella sostanza, vede una via di salvezza solo con la vittoria del “sì” e con l’aiuto divino; l’Economist..., beh inutile riassumerlo, da quando ho l’uso della ragione raramente vi ho letto parole clementi per questo pulmino sgangherato costantemente sull’orlo del burrone, come del resto ci descrive. Perché? Semplice, i commentatori stranieri faticano a capire qualcosa della nostra politica, solitamente hanno qualche amico italiano che gli decodifica i geroglifici di un Paese bizantino, e poi scrivono, partendo comunque dal presupposto che siamo cialtroni. A questo punto vi chiederete: dove andrà a parare con questo discorso, a favore del “sì” o del “no”? Sono per un voto dato “in coscienza”, un voto responsabile. Continuando a fare qualcosa perché “altrimenti è peggio” non riusciremo mai ad alzare la testa e a guadagnarci credibilità. Le dichiarazioni di chi si tura il naso assomigliano a quelle di chi era fascista perché “teneva famiglia”. Per una volta “sì” significhi sì e “no”, no. Con orgoglio e coraggio. E le cose cominceranno a migliorare.
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