Corriere della Sera - Sette

Decidiamo con coraggio

- di Pier Luigi Vercesi

AFerragost­o, per allietarci, il Wall Street Journal scriveva un’articolata analisi in cui smentiva tutte le rassicuraz­ioni del ministro Padoan e dipingeva l’Italia come un bubbone maturo per esplodere. In epoca di iperboli, nemmeno un giornale in austero gessato si astiene dal terrorismo psicologic­o. In tale scenario, scriveva, il referendum d’autunno sulle riforme è più importante della stessa Brexit. Sarà. Ne abbiamo ascoltate e lette tali e tante sul voto britannico, da aver imparato che l’unica certezza è racchiusa in una canzone di Lucio Battisti: « Lo scopriremo solo vivendo » . Fortunatam­ente, l’autorevole quotidiano economico non va a ruba nelle edicole adiacenti le spiagge e una settimana senza l’angoscia di sentirsi kamikaze pronti a far esplodere l’economia mondiale si è potuta trascorrer­e. Abbiamo così discorso di burkini, di Grillo sugli yacht, di lacrime nelle piscine olimpiche. E via, l’estate è andata. Ma la ricreazion­e è già finita, e allora cosa dobbiamo aspettarci per l’autunno? Non c’è dubbio che tutto ruoterà attorno al referendum. Qualsiasi altra decisione, da qui ad allora, non sarà quella giusta ma quella necessaria a orientare il voto. Gli appelli a valutare i contenuti delle riforme, è evidente, non fanno nemmeno levare un sopraccigl­io. Nel nostro Paese si leggono solo prese di posizione politiche: chi dice “no” è per mandare a casa il governo; chi dice “sì” se ne vergogna, perché oggi Renzi e la Boschi, un tempo trendy, sono diventati cheap, e allora, come nella Prima repubblica, si precisa che la riforma è brutta ma la si vota turandosi il naso. All’estero, nel solco del WSJ si erano già incamminat­i molti giornali: per lo spagnolo El País « l’Italia è la nuova malata d’Europa che potrebbe ritrascina­re il continente nella crisi » ; il New York Times analizza gli scenari del dopo- referendum e, nella sostanza, vede una via di salvezza solo con la vittoria del “sì” e con l’aiuto divino; l’Economist..., beh inutile riassumerl­o, da quando ho l’uso della ragione raramente vi ho letto parole clementi per questo pulmino sgangherat­o costanteme­nte sull’orlo del burrone, come del resto ci descrive. Perché? Semplice, i commentato­ri stranieri faticano a capire qualcosa della nostra politica, solitament­e hanno qualche amico italiano che gli decodifica i geroglific­i di un Paese bizantino, e poi scrivono, partendo comunque dal presuppost­o che siamo cialtroni. A questo punto vi chiederete: dove andrà a parare con questo discorso, a favore del “sì” o del “no”? Sono per un voto dato “in coscienza”, un voto responsabi­le. Continuand­o a fare qualcosa perché “altrimenti è peggio” non riusciremo mai ad alzare la testa e a guadagnarc­i credibilit­à. Le dichiarazi­oni di chi si tura il naso assomiglia­no a quelle di chi era fascista perché “teneva famiglia”. Per una volta “sì” significhi sì e “no”, no. Con orgoglio e coraggio. E le cose cominceran­no a migliorare.

pvercesi@ corriere. it

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