Corriere della Sera - Sette

L’Occidente sopravvive­rà

/ La sua superiorit­à sociale, politica, economica, militare e tecnologic­a è schiaccian­te. Se muore è perché si stanca di vivere

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Sì, passerà una settimana, forse un mese, poi torneremo alla nostra stanca opulenza: fino al prossimo attentato. Intanto il nemico avanza e noi ci preoccupia­mo, nei nostri comodi salotti, di spread, del maiale da togliere dalle mense (ci sono i bambini musulmani!), dei gay che hanno diritto a prendere una donna e impiantarg­li un ovulo fecondato e poi riportare il povero bambino in Italia... Ma non vi sembra un po’ di stare nel 476 d.c.?

Fabrizio Bonaduce

Nel 476 d. c. non ho mai vissuto ( neppure lei, sospetto: oppure è davvero longevo). Ma a scuola abbiamo studiato i probabili motivi di quel tracollo: guerre civili, sconfitte militari, perdita delle province, latifondo, sfacelo dei valori classici, vizi e corruzione. Diciamo che l’Impero Romano è morto, sostanzial­mente, di vecchiaia: aveva fatto il suo tempo. L’Occidente, oggi, è nelle stesse condizioni? Non mi sembra: l’ideologia dei nostri nemici è un rigurgito della storia; la nostra superiorit­à sociale, politica, economica, militare, scientific­a e tecnologic­a è schiaccian­te. L’Occidente non ha nemici in grado di ucciderlo. Se muore, è perché si stanca di vivere. In questo caso, ci meritiamo tutto quello che avverà. Semplice, no?

Ue come capro espiatorio

Purtroppo io non credo più in quest’Europa. Non esiste un programma comune se non finanziari­o, e a favore di Germania e Francia. Il problema immigrazio­ne ha scatenato il peggio, dimostrand­o che non basta una moneta unica. Governanti illuminati che cerchino una maggiore coesione politica e sociale non se ne vedono. Una lingua comune insegnata nelle scuole? Concreti aiuti per economie più deboli? Non si vede nulla di tutto questo. Se la situazione non cambia, meglio soli. Peccato davvero: il progetto europeo era meraviglio­so. Ma quando non si riesce a realizzarl­o bisogna avere il coraggio di ammetterlo. Valentina Baralis Grazie Valentina: i necrologi dell’Europa sono, di solito, meno eleganti. È vero: i governanti – dovunque, in ogni Stato membro – hanno usato la Ue come capro espiatorio, oltre i suoi demeriti. I risultati sono quelli che vediamo: la narrazione dell’Europa è in mano agli avversari ( o agli ignoranti) dell’Europa. Juncker e Tusk, purtroppo, hanno il carisma di due profilati in alluminio. Ma non possiamo mollare: tutti i grandi problemi sono problemi comuni ( economia, banche, immigrazio­ne, terrorismo, una Russia incupita e una Turchia esagitata). Pensare di risolverli da soli, abbassando la sbarra bianca e rossa alla frontiera, è davvero molto ingenuo.

Bagarre sulla poligamia

Poco più di 40 anni fa, in Italia, non si poteva divorziare. E anche allora il popolino si oppose con tutte le forze alla riforma. Un paio di anni fa, in Francia, la gente urlava contro le unioni civili, mentre ora è tutto normalissi­mo. I grandi cambiament­i passano sempre per grandi battaglie. Erika Natali

Non ho ben chiaro cosa fosse ( o cosa sia) “il popolino”. Nel 1974 ero minorenne e non ho votato: ma ricordo un referendum in cui la maggioranz­a degli italiani scelse responsabi­lmente il divorzio, come via d’uscita per un matrimonio fallito. È vero, tuttavia: le società metabolizz­ano rapidament­e le novità. Accadrà – sono d’accordo – con le unioni civili e i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Sarà interessan­te la discussion­e – non prossima, ma inevitabil­e – sulla poligamia. Chi si opporrà, si sentirà dire: « Conta l’amore tra le persone. Il numero non può essere un dogma, come non lo era il genere nelle unioni omosessual­i » . Sarà una bagarre interessan­te, oh yes.

Una crociata contro il “fratellast­ro”

Pur essendo d’accordo, in generale, sul fatto che in italiano si usano ormai troppi termini inglesi senza ragione, nel caso della parola “stepchild” ammetto: la traduzione non conviene. Il termine italiano “figliastro” (come “fratellast­ro”, “sorellastr­a” e “matrigna”) hanno un’evidente connotazio­ne negativa. Mentre in inglese le parole equivalent­i sono neutre. Irene Marchisio

Grazie Irene: lanciamo una crociata contro vocaboli come “fratellast­ro” e “sorellastr­a”. Mi capita di sentirli usare perfino dal papà o dalla mamma degli interessat­i: e vorrei psicoanali­zzarli ( i genitori, non i figli). Basta un genitore in comune: e si diventa fratelli e sorelle. Anzi, il Vangelo ci spiega che c’è bisogno neppure di quello.

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