Corriere della Sera - Sette

A Milano non si può non incontrare l’Altro

/ Un libro racconta i 250 mila cittadini stranieri provenient­i da 160 nazioni differenti, accolti e aiutati nel corso dei decenni

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Ma ad assordarle le orecchie non era stata la potenza dello scoppio – come un’eruzione vulcanica, una calata di materiale esplosivo, viti chiodi e bulloni mischiati a veleno per provocare più sanguiname­nto –, bensì un altro suono, più profondo e più terribile: quello provocato dal repentino addio alla vita di decine di passeggeri sull’autobus, il lamento di madri che lasciavano degli orfani, l’urlo di ragazzine che non sarebbero mai diventate adulte, il pianto di bambini che non sarebbero più tornati a casa, di mariti separati per sempre dalle loro mogli, il gemito di membra amputate, di pelle bruciata, gambe che non avrebbero più camminato, mani che non avrebbero più abbracciat­o, della bellezza che sarebbe appassita nella terra (...) Quella geremiade lei la sente di nuovo, si tappa le orecchie con le mani mentre crolla lentamente in ginocchio… dieci anni dopo l’attentato » . Sotto la mannaia maledetta del terrorismo islamista continuano a morire centinaia di creature – donne, uomini, vecchi, bambini, musulmani, ebrei, cristiani, credenti e non credenti. Morti e feriti tutti uguali, vite che si spezzano, esistenze cancellate. Raffiche di mitra o bombe, pugnalate o altre infami ignominie, diventano titoli sui giornali o dei tg, resoconti addolorati, vuoti, impossibil­ità a immaginare l’orrore. Zeruya Shalev, la scrittrice israeliana che Le Monde ha ben definito “un’archeologa dell’anima”, quell’orrore ce lo fa vedere e sentire in Dolore, Feltrinell­i. Poi ci siamo noi, noi che neanche ci accorgiamo del piccolo grande mondo variegato che convive sotto i nostri occhi. Ce lo fanno vedere, lo raccontano, Donatella Ferrario e Fabrizio Pesoli in Milano multi etnica ( Meravigli edizioni). Oltre 250 mila cittadini stranieri provenient­i da 160 nazioni differenti, accolti e aiutati nel corso dei decenni a diventare “nuovi milanesi”. Testimonia­nze, storia, storie, abitudini e “stranezze”. Angoli di Filippine, Egitto, Cina, Perù, Sri Lanka, Romania, Ecuador, Ucraina, Marocco, Bangladesh ( i più numerosi). E poi – scrivono gli autori – altre cinque presenze significat­ive per il loro legame storico, sociale e culturale con la città: Armenia, Senegal, Eritrea, comunità ebraica e comunità rom e sinti. Alla scoperta di una Milano che non può prescinder­e dall’incontro con l’Altro, un incontro che dura da secoli. Perché, a dispetto della concezione “padana” di alcuni fomentator­i di odio e paura, già nella seconda metà del XIII secolo, Bonvesin de la Riva scriveva che « i milanesi di entrambi i sessi sono di natura giusta, facili a sorridere e piuttosto benevoli, non infidi, non ostili verso i forestieri » .

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