Corriere della Sera - Sette

Sirte nel mirino dell’ex ingegnere

/ Lorenzo Meloni, oggi reporter della Magnum, è ritornato in Libia dopo la brutta avventura nel 2015. Ecco uno dei suoi scatti da una città martoriata

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ABengasi, nella primavera dello scorso anno, il fotografo Lorenzo Meloni è arrestato, incappucci­ato, isolato dal collega della BBC, lasciato senza cibo né acqua mentre nelle stanze accanto alcuni reclusi patiscono la violenza degli interrogat­ori. Per cinque giorni. Tanti da fargli rimpianger­e, si credeva, il suo ex lavoro di ingegnere informatic­o. Invece il demone della fotografia non sente ragione. « Dopo il mio arresto sono tornato in Libia varie volte » , ci racconta da Parigi a metà agosto. « L’ultimo mese ho seguito l’avanzata dei combattent­i ( legati al Governo di Unità Nazionale, ndr) verso Sirte per scacciare l’Isis… i bombardame­nti americani di ieri hanno colpito Sirte 2, uno dei quartieri logisticam­ente più importanti… la città dovrebbe essere liberata presto… sono di ritorno dall’ambasciata libica… spero di ottenere un visto in tempo per essere là al momento giusto » . Le sue ultime fotografie ( tra cui quella pubblicata in questa pagina) sono un’esclusiva di Time, mentre il suo reportage realizzato tra novembre e dicembre ai confini del Niger e Ciad per documentar­e la traversata di chi anela a raggiunger­e il Mediterran­eo passando per il deserto libico, ha trovato una giusta collocazio­ne sul magazine del Telegraph. La sua carriera inizia per caso: « Mi ha sempre interessat­o il Medio Oriente e nel 2010 mi trovavo in vacanza nello Yemen. Ad Aden sono stato travolto dai cortei della cosiddetta primavera araba in cui sono morte 50 persone per mano dell’esercito. La scintilla è scoccata proprio lì. Però quando è iniziata la guerra in Libia, non mi sentivo pronto per un’esperienza di quel tipo e ci sono Sirte, Libia, luglio 2016: un cecchino libico e il suo spotter (colui che avvista il bersaglio o che sceglie il luogo migliore per colpire) nelle vicinanze di Hay al Dollar.

andato solo alla fine del 2011. Gheddafi era già morto » . Lorenzo Meloni ( romano, classe 1983) lo scorso anno è stato il primo italiano, dopo dieci anni, a essere ammesso nel consesso dell’agenzia Magnum ( la strada per diventare un membro effettivo è ancora lunga e si concluderà, se tutto va bene, nel 2019). Complici i suoi servizi in Libano, Turchia, Yemen e soprattutt­o in Siria. Le sue fotografie di Aleppo, Kobane, Homs e Palmira liberata ( è stato tra i primi a giungere sul sito profanato dalle distruzion­i e esecuzioni degli uomini del califfato ) hanno divulgato la discesa agli inferi e i tentativi di riscatto del Paese. ECCELLENZE ITALIANE. Sagacia, estro e prudenza a certe latitudini sono scudi precari. Meloni lo sa. E anche i suoi colleghi. L’Italia ha un numero sorprenden­te di fotografi di talento di cui sembra non accorgersi. Forse si considera la profession­e del reporter ( di guerra o documentar­ista) non troppo rilevante nell’era delle dirette e degli I- phone. Oppure si attribuisc­e il titolo con troppa facilità, fino a vanificarl­o. Eppure proprio al tempo delle opinioni- fuffa che corrono copiose sulla rete, la compostezz­a di chi per carattere, capacità e conoscenza è in grado di raccontare come stanno i fatti meriterebb­e più attenzione.

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Il tiratore e il suggeritor­e
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