Corriere della Sera - Sette

Bambini siriani “salvati” nei laboratori clandestin­i

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Sulla Via della Seta, città di mercati, incrocio tra Oriente e Occidente, Aleppo è stata famosa fin dall’antichità per i suoi tessuti. Ormai scomparsi sotto le rovine della guerra che non finisce. Ed è un paradosso crudele della miseria che i bambini di Aleppo finiscano adesso a cucire le magliette nei laboratori clandestin­i. Fuggiti con i genitori dalla metropoli sotto assedio, sono impiegati dalle piccole fabbriche in Turchia per produrre vestiti o scarpe. Su 125 famiglie visitate da un’organizzaz­ione umanitaria, in una su quattro i piccoli non possono andare a scuola perché i loro guadagni servono per sopravvive­re. L’agenzia di stampa Reuters ha incontrato tredici ragazzini in tre diverse città, tutti hanno meno di 15 anni, anche se in Turchia sarebbe proibito assumerli. Altri 4 che hanno dichiarato di essere poco più grandi lavorano 15 ore al giorno per 6 giorni la settimana. Nel Paese 665 mila bambini siriani in età scolare, la maggior parte di quelli scappati dal conflitto, non frequentan­o le lezioni. Invece racimolano la metà o un terzo, i più piccoli ancora meno, di quello che verrebbe pagato un turco per gli stessi lavori. Ankara esporta 17 miliardi di dollari l’anno in vestiti o scarpe, soprattutt­o verso l’Europa.

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