Corriere della Sera - Sette

I manoscritt­i di Kafka in blblioteca

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Quando Franz Kafka muore di tubercolos­i a 41 anni nel 1924, l’amico Max Brod avrebbe dovuto – per volontà dello scrittore – distrugger­e tutti i suoi manoscritt­i. Non lo fa e grazie a questa disobbedie­nza possiamo leggere Metamorfos­i, il Castello, il Processo. Brod fugge da Praga nel 1939 e arriva nella Palestina del Mandato britannico con i documenti che ha salvato dalla furia nazista. Alla morte li lascia in eredità alla segretaria Esther Hoffe: rimangono nel suo appartamen­to di Tel Aviv fino a 9 anni fa, quando anche Esther scompare e la famiglia sostiene di essere proprietar­ia degli scritti. La Bibioteca nazionale israeliana combatte da allora perché i testi siano invece pubblici e la Corte Suprema le ha dato ragione solo pochi giorni fa. «È una decisione importante per qualunque essere umano che ami la cultura», proclama David Blumberg, presidente della Biblioteca. Promette di rendere l’eredità di Kafka disponibil­e al più presto, come i giudici richiedono nella sentenza.

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