Se febbre e diarrea sono un’infezione
Piaceri&Saperi / Spesso trattiamo come “influenza intestinale” un disturbo che in realtà è ben altro. Niente di grave, con alcuni distinguo
L’ influenza intestinale esiste davvero? È piuttosto diffusa la convinzione che qualche linea di febbre associata a disturbi come crampi addominali, oppure diarrea, nausea, rappresenti il quadro dell’influenza in versione “apparato gastroenterico”. Ma non è così, l’influenza non c’entra nulla. Almeno in termini tecnici siamo nella categoria “miti da sfatare”. Sottolineiamo “in termini tecnici”, perché basterebbe sostituire il termine “influenza intestinale” con “infezione da virus intestinali” per rientrare nel giusto. Questione di “lana caprina”? Solo fino a un certo punto. Una forma con i sintomi sopra descritti può essere una gastroenterite virale anche di una certa importanza, sostenuta, per esempio, da Rotavirus ( soprattutto nei bambini), Norovirus, Adenovirus. Si tratta di infezioni spesso accompagnate da mal di testa, inappetenza, stanchezza, sudorazioni, dolori muscolari, che si risolvono in genere nell’arco di due- tre giorni senza lasciare esiti. Però bisogna fare attenzione a evitare che chi ne è colpito vada incontro a disidratazione e questo vale soprattutto per i più piccoli ( che non possono segnalare i loro sintomi correttamente) e per gli anziani: non è un particolare da sottovalutare. Per il resto, la terapia è solo sintomatica per controllare la febbre se è molto alta e i dolori muscolari. Per limitare le scariche diarroiche possono poi essere utili farmaci sintomatici specifici. Se però, dopo un paio di giorni, la situazione non migliora, il medico va sempre contattato, a maggior ragione se compaiono tracce di sangue nelle feci o, nei bambini piccoli, sonnolenza, riduzione della diuresi e la lingua asciutta ( segni, cioè, di disidratazione). L’alimentazione va ripresa gradualmente. Per i più piccoli è disponibile la vaccinazione per Rotavirus. Va bene – si dirà – però i sintomi, a parte quelli intestinali, sono si- mili a quelli dell’influenza: come mai? Il motivo è che l’organismo, di fronte a infezioni virali, fa scattare una serie di difese, per così dire, “generiche” che cercano di limitare l’azione dell’invasore in questione. Fra questi meccanismi di difesa c’è la produzione d’interferone, una molecola che in gran parte è responsabile dei sintomi tipici dell’influenza, i quali, non a caso, sono spesso avvertiti anche da persone in terapia con interferone per altre ragioni. Ma allora, già che ci siamo: come si riconosce la vera influenza? L’influenza vera e propria è caratterizzata da un brusco rialzo della temperatura, oltre i 38 gradi, da almeno un sintomo respiratorio ( naso “chiuso” o che “cola”, mal di gola, tosse), e almeno un sintomo generale, come dolori articolari e muscolari, mal di testa, stanchezza. La vera influenza colpisce meno frequentemente di quanto si creda, forse una decina di volte nel corso di una vita, ma quando la si è avuta la si ricorda come una malattia non proprio banale. Il picco dell’epidemia influenzale arriva in genere tra gennaio e febbraio, con qualche eccezione, come nel nel 2009, quando l’influenza dovuta al virus H1N1 giunse del tutto fuori stagione: arrivò in primavera e durò fino a giugno, ripresentandosi poi a settembre. Detto questo, siccome per la formazione degli anticorpi sono necessari 10- 15 giorni, chi si decide di vaccinarsi contro l’influenza, dovrebbe farlo negli ultimi mesi dell’anno, meglio se in ottobre- novembre. Va ricordato che la vaccinazione è consigliata soprattutto per le categoria a rischio, fra cui vanno annoverate le persone con problemi respiratori, cardiologici, diabetici eccetera, oltre agli anziani.
Se, dopoun paio di giorni, la situazione nonmigliora, il medico vasempre contattato. Specie coni bambini piccoli