Un altro genere di caccia barbara con i procacciatori
A proposito di procacciatori reali, nel parco che nasce appunto come riserva venatoria dei Savoia, si narra che non mancassero tra i piccoli “cogneins” e i ragazzi di Champorcher alcuni che somigliavano proprio tanto a “Barba Vittorio”, dato che ad ogni battuta veniva offerta in dono al sovrano anche qualche fanciulla della valle, puntualmente ben ripulita e agghindata prima di andare all’accampamento reale in quota. Nella monografia di Franco Michieli (Cda 1997) si cita anche l’aneddoto relativo a una risposta che sovente il re dava al “rabatteur” di ragazze, quando la mattina chiedeva «Vostra Maestà è stata contenta?»: «Eh, no. L’avete lavata e me l’avete guastata». «Fools rush in where Angels fear to tread», in originale, è il verso 625 di un’opera,
che il poeta inglese scrisse nel primo Settecento a proposito dell’importanza della critica e del dovere dei critici di esercitare con competenza, senso morale e umiltà. La frase ha poi in qualche modo assunto un valore traslato, a forza di venir ripresa in letteratura, per esempio da Burke, da Thomas Hardy e da Joyce; E.M. Forster, addirittura, sottotitola il suo romanzo d’esordio proprio così, Anche per la summa dell’opera di Gregory Bateson, antropologo e psicologo sostenitore di una “ecologia della mente”, è stato indicato il titolo (la raccolta è curata dalla figlia Mary Catherine Bateson, trad. it. di Giuseppe Longo per Adelphi, 1989). È del 1969, invece, il celebre film di Brian G. Hutton che ha rilanciato l’espressione